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Un "Cippo" d'area Capuana

 

È da tempo che volevo rendere partecipi i miei concittadini, appassionati di archeologia, di uno studio riguardante un “Cippo” di area Capuana, tratto da alcuni stralci, peraltro incompleti, dell'Accademia Tiberina. La ricerca presenta aspetti interpretativi di non facile soluzione, soprattutto se si pensa al luogo di ritrovamento del manufatto: la vasta pianura campana, ove l'incontro e l'integrarsi di tante civiltà (Opici, Ausoni, Osci, Cumani, Tirreni, Sanniti, Etruschi, Romani), rende poco agevole districarsi nella ricerca delle distinte matrici che dettero origine, in quella Terra, ai molteplici culti ed alle credenze religiose che vanno dall'Età del Ferro fino all'avvento del Cristianesimo.
Ed infine pare che nessuna delle indagini note, fatte fino ad oggi sull'argomento, sia giunta a certezza di verità, lasciando il campo d'indagine aperto all'intelligenza ed all'acume degli studiosi e del lettore.
Il frammento è di pietra arenaria grigia, rinvenuto in un imprecisato sito campano, un secolo fa, forse la parte centrale di un cippo molto più vasto, sicuramente policromo come si evince da tenuissime tracce di colore bluastro, mutilo ai due lati e di non pregevole fattura. Misura 30 cm in altezza, 27 cm in lunghezza e 14 cm in larghezza alla base e di 9 cm alla sommità.
Al centro è raffigurato un personaggio a mezzo busto che indossa una lorìca segmentata. Ha al collo tre pendagli, di cui uno seminascosto dall'indumento. All'altezza della cintola, il personaggio presenta un'urna rettangolare, che dà l'idea di un piccolo ed impenetrabile adyton. L'urna poggia su due gambe antropomorfe, coperte da gambali. Ai lati della figura centrale, ed alla stessa rivolti, con atteggiamento riverente, sono raffigurati due oranti od offerenti completamente nudi, ma con una gamba sopravanzante in modo da rendere celato il sesso. Quello di sinistra ha un copricapo somigliante agli elmi frigi. L'altro orante, a destra della figura, ha lunghi capelli che sembrano raccolti dietro la nuca, ad un primo sguardo può sembrare una figura femminile. La figura centrale ha i capelli ben ordinati che formano sul capo una perfetta raggiera. Alle spalle dell'orante col copricapo appare la parte terminale di un'ala, probabilmente un demone o una vittoria o forse un uccello. Se si tratta di un uccello, non può che essere un falco, considerato che kapys, nome del leggendario troiano che dopo la guerra di Troia sarebbe approdato sulle coste della Campania per fondare Capua, è anche il nome di un rapace, e cioè un falco.Una serie di ovuli allineati funge da decorazione sul basamento.
Ma chi è il personaggio raffigurato al centro? Certamente Huleus Fidius, come leggesi dalla scrittura latina con senso retrogrado che continua con due lettere “CA” e si intravede la terza che dovrebbe essere una “M”, si può dedurre che trattasi di un vocabolo vicino alla parola “CAM…PANIA” e così la frase potrebbe leggersi “Ad Uleo Fidio Capua dei Campani” e non già ancora dei romani. “Fidius” farebbe pensare ad un personaggio di res sacra, Fidius (protettore della fede) appellativo appartenuto a Giove, ma poi, in seguito, mutuato da altre religioni.
Ma a quale periodo può farsi risalire il manufatto? Ed, inoltre, la relativa scrittura è coeva ad esso? Il senso retrogrado della scrittura, come si sa, venne soppiantato verso il IV secolo a. c. Di converso viene usato l'alfabeto latino e la forma di alcune lettere ricorda l'alfabeto osco. Il personaggio del manufatto, ricorda molto da vicino le caratteristiche stilistiche ed artistiche della testa di Costantino I, l'epoca del manufatto potrebbe, dunque, aggirarsi intorno ai primi del IV sec. a.c.
La nudità dei due oranti connessa al copricapo frigio, che copre la testa di uno di essi, ci può invece portare in Asia minore, proprio in Frigia dove alla fine del III sec. d.c. nacque la setta cristiana dei montanisti, fondata dal profeta Montano, sacerdote di Cibele convertitosi al cristianesimo. E tali “dottrine”, come quelle di altre sette religiose di origini orientali, come è attestato dal noto mitreo di S. Maria Capua Vetere, ma anche da numerosi altri ritrovamenti in Campania nonché nel nostro agro sidicino, trovarono certamente terreno fertile in Campania.
I cristiani montanisti e poi quelli priscilliani che ampliarono e continuarono i dettami montanisti rifiutavano il battesimo, si sottoponevano a dure penitenze ed a lunghi digiuni; proibivano le seconde nozze e la loro dottrina era ispirata a motivi di ordine escatologico.
Essi si ritenevano i veri eletti della Chiesa e che soli potevano interpretare le antiche scritture, avvalendosi, pare, di un loro particolare dono. Avevano una concezione religiosa molto idealistica e, durante i loro riti, si avvicinavano nudi alla divinità, in quanto doveva essere aborrita ogni forma di mondanità e bisognava rivolgersi a Dio con animo puro e libero, come alla nascita.
I due oranti nudi del nostro manufatto potrebbero, dunque, essere due giovani sposi della setta cristiana i quali, seguendo i canoni di assoluta purezza ed innocenza, stanno mostrando il loro voto di castità ad Huleius Fidius, rappresentante “santificato” ma anche guerriero, come forse suggerisce la lorìca da lui indossata, del movimento religioso in terra Capuana.

Carlo Antuono
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 4 Aprile)