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L'insostenibile degrado del Teatro tempio di Teano

 


Fig. 1 – Ortofotogrammetria del Teatro-Tempio di Teano (foto di A. Balasco)
 

Con questo articolo intendo porre l’attenzione sul grave stato di degrado che affligge il Teatro-Tempio di Teano, oggi chiuso al pubblico e completamente invaso dalla vegetazione. Il precario stato di conservazione mette in pericolo alcune parti importanti del monumento, in particolare i preziosi marmi che decoravano l’imponente frontescena di età severiana. Allo stato attuale i marmi sono depositati, senza alcuna protezione, in un’area posta a sud est della cavea teatrale. Le colonne, i capitelli, le trabeazioni dell’edificio scenico, al momento della loro scoperta erano in perfette condizioni, tanto che sulle superfici lavorate dei blocchi erano perfettamente leggibili i segni degli strumenti utilizzati per la loro lavorazione, i tracciati geometrici per la loro messa in opera, le parti metalliche dei perni e delle grappe in bronzo necessari al loro montaggio. Lo stato eccezionale di conservazione dei marmi, consente più che in altri casi, almeno per gli edifici teatrali dell’Italia antica, di ricostruire l’intera architettura dell’edificio scenico e di studiare al meglio l’organizzazione del cantiere antico. La mancanza di una copertura ha esposto i blocchi architettonici all’azione degli agenti atmosferici, alla vegetazione infestante e all’attacco di microrganismi biologici che ne hanno determinato l’alterazione cromatica delle superfici, il degrado dei metalli (perni, grappe, colature in piombo) e l’infradiciamento dei sostegni di legno utilizzati per l’appoggio dei blocchi sulla superficie di stoccaggio. La realizzazione di una semplice copertura, la cui esecuzione non comporta una spesa economica eccessiva, avrebbe non solo garantito di salvaguardare al meglio la notevole quantità di blocchi architettonici provenienti dalla scena teatrale, caso unico in Europa, ma avrebbe fatto risparmiare alla comunità i costi necessari per un loro auspicabile restauro.
Il caso del Teatro di Teano appare emblematico per la mancata azione di tutela da parte dello Stato, all’indomani della riforma Franceschini, che concentrando l’attenzione sui grandi attrattori e sulle più note aree archeologiche, inserite nei grandi circuiti turistici, trascura di fatto le aree interne, oramai completamente abbandonate a sé stesse. In tale contesto, ulteriormente aggravato dalla scomparsa delle Soprintendenze archeologiche, tutti quei beni culturali che non rispondono a una logica di mercificazione, rimangono ai margini dell’attenzione del MiC, anche laddove siano meritevoli di conservazione in ragione della loro importanza per l’intero Paese, oltre che per le comunità locali. Il Comune di Teano, che ha così a cuore il teatro tanto da utilizzarlo anche per iniziative culturali, ha il dovere di pretendere che al più presto lo Stato intervenga per tutelare, conservare e valorizzare il teatro e l’area archeologica della città antica, un patrimonio culturale che costituisce il pilastro del nostro senso di appartenenza alla storia del territorio e fondamento di crescita culturale per le generazioni future.
STORIA DEL TEATRO
Il complesso tardo ellenistico del Teatro-Tempio di Teano, uno dei più monumentali della Campania, riveste grande interesse archeologico e assume una particolare importanza nella storia dell’architettura teatrale antica in ambito italico e nel mondo romano occidentale. Il complesso si colloca a sud est del centro storico e all’interno interno della città antica di Teanum Sidicinum, che occupava una superficie di oltre 100 ha. La città, annoverata dalle fonti antiche (Strabo, V, 4, 9-10, 248-249) tra le più importanti della Campania interna dopo Capua e la massima posta sulla via Latina, conserva notevoli complessi monumentali tra cui il Teatro, i resti di un grande Santuario in località Loreto, i resti ancora inesplorati dell’Anfiteatro e un notevole Museo Archeologico inserito in uno splendido edificio tardo gotico del 1370.
Edificato in età tardo repubblicana, alla fine del II sec. a.C., secondo una architettura scenografica ispirata ai modelli simili presenti tra Lazio, Campania e Sannio, che recepiscono gli influssi tipici dell’architettura ellenistica della Sicilia, della Grecia e dell’Asia Minore. L’impianto si dispone su due grandi terrazze monumentali: la superiore ove si trovano i resti del tempio, ancora in fase di esplorazione archeologica, l’inferiore con la cavea distribuita in tre moeniana e sostruita da un sistema di muri radiali, con un doppio ordine di ambulacri esterni e attico. Il complesso costituisce l’esempio più precoce di teatro in piano, interamente sorretto da muri radiali e volte rampanti, nel panorama degli edifici teatrali di tradizione ellenistica in ambito italico. Esso si pone all’avanguardia per unicità delle soluzioni architettoniche e strutturali adottate, consequenziali al rivoluzionario sistema costruttivo dell’opus caeminticium. Al momento della deduzione della colonia in età augustea, il teatro beneficiò di interventi di abbellimento, che interessarono principalmente la riedificazione dell’edificio scenico, che per tale occasione fu rinnovato da una raffinata decorazione architettonica in marmo. Successivamente, durante il principato di Settimio Severo, intorno al 205 d.C., l’intero organismo teatrale subì una profonda trasformazione che comportò l’ampliamento della cavea teatrale con l’inserimento degli ambulacri esterni. Per l’occasione venne rinnovata l’intera decorazione architettonica del teatro, coinvolgendo soprattutto l’edificio scenico, che raggiunse l’altezza di 24 m. Nell’intervento furono impiegati marmi estratti da cave imperiali e lavorati da maestranze altamente specializzate, probabilmente provenienti da Pozzuoli o dalla stessa Roma. Lo stato eccezionale di conservazione dei marmi, consente più che in altri casi, almeno per gli edifici teatrali dell’Italia antica, di ricostruire l’intera architettura dell’edificio scenico e di studiare al meglio i modi e gli arnesi utilizzati per la lavorazione dei blocchi. Dagli ultimi scavi archeologici, sono emerse stratigrafie che hanno permesso di individuare livelli pertinenti alle fasi di abbandono e di spoliazione dell’edificio teatrale. Le ultime fasi di vita del monumento sono probabilmente in relazione al terremoto del 346, che colpì violentemente tutta la Campania. Dopo questo evento, si succedettero diversi cantieri di spoglio in un ampio arco di tempo racchiuso tra la fine del IV sec. d.C. e il XIV sec. d.C.
Il teatro di Teano costituisce una pietra miliare per lo studio del teatro antico e per la formazione del modello del teatro Romano. La notevole quantità e qualità dei marmi provenienti dall’edificio scenico di età severiana, ne fanno un caso unico in Europa.
UBICAZIONE, PROPRIETÀ, ACCESSIBILITÀ
Il Teatro-Tempio è ubicato in un’area di proprietà dello Stato, attualmente gestito dalla Direzione regionale dei musei campani. Si arriva al Teatro percorrendo una strada, in parte dissestata, in cui transitano veicoli su ruote. La strada fu realizzata negli anni Ottanta del secolo scorso con l’intento di valorizzare l’area archeologica della città antica ma il suo vero scopo fu quello di favorire una grossa speculazione edilizia realizzata a ridosso del teatro-tempio. Tale intervento provocò la distruzione di un settore significativo della città antica e una insanabile cesura urbanistica tra il centro storico e l’area archeologica. Attualmente il teatro-tempio è annesso al Museo Archeologico della città antica di Teanum Sidicinum.
IL PERCHÉ DELLA SEGNALAZIONE
Il passaggio del teatro dall’ex Soprintendenza Archeologica delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta al Polo museale regionale della Campania e successivamente alla soppressione dell’ufficio archeologico di Teano, non è assicurata una manutenzione ordinaria al monumento, tanto da obbligarne, in alcune occasioni, la chiusura al pubblico. Al momento, alcune parti significative del monumento versano in un deplorevole stato di degrado, che mette in pericolo la loro conservazione. I fenomeni di degrado più preoccupanti interessano: gli strati di malta del piano inclinato della cavea, i resti delle lastre di marmo che ricoprivano legradinate della cavea, oramai completamente distaccate, le cime murarie in opera testacea, le cui malte hanno perso coesione provocando il distacco dei laterizi, le decorazioni pittoriche delle pareti con gli importanti graffiti e iscrizioni su di esse incise ma principalmente i marmi provenienti dallo scavo della scaenae frons (capitelli, cornici, colonne, ecc.), che giacciono all’aperto senza alcuna protezione. La mancanza di una copertura ha esposto i blocchi architettonici all’azione degli agenti atmosferici, alla vegetazione infestante e all’attacco di microrganismi biologici che ne hanno determinato l’alterazione cromatica delle superfici, il degrado dei metalli (perni, grappe, colature in piombo) che furono utilizzati per la loro messa in opera nel cantiere antico e l’infradiciamento dei sostegni di legno utilizzati per l’appoggio dei blocchi sulla superficie di stoccaggio. Inoltre, la mancata manutenzione e il periodico taglio della vegetazione sta aggravando e accelerando il degrado dell'intero complesso monumentale attualmente chiuso al pubblico.
Teano, 27/04/2023
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Bibliografia essenziale: AA. VV., Il teatro di Teanum Sidicinum dall’antichità alla Madonna delle Grotte, a cura di F. Sirano, 2011 Cava de’ Tirreni. (N.B. nel presente testo è possibile attingere alla bibliografia generale)

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 5 Maggio)

Fig. 2 – Ambulacro del primo ordine e cavea del teatro (foto di A. Balasco)
Fig. 3 – Cavea del Teatro con elementi architettonici dell’edificio scenico (foto di A. Balasco)
Fig. 4 – Crollo degli elementi architettonici dell’edificio scenico (foto di A. Balasco)
Fig. 5 – Capitello di lesena dell’ordine gigante dell’edificio scenico (foto di A. Balasco)
Figg. 6 e 7 – Lo stato di conservazione dei Marmi poco dopo la loro scoperta (foto di A. Balasco)
Figg. 8 e 9 – Lo stato di degrado in atto delle superfici scolpite (foto di A. Balasco)
Figg. 10 e 11 – Stato di degrado degli elementi architettonici dell’edificio scenico (foto di A. Balasco)