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''Interrogare la Sfinge'

l'incontro con l'ex senatrice Margherita Corrado
 


Foto di Mimmo Feola
 

Si è svolto a Teano, nella bella chiesa barocca dell'Annunziata, l'incontro con l’ex senatrice Margherita Corrado, che si ringrazia per la disponibilità e per la chiarezza con la quale ha esposto gli argomenti trattati nel suo recente volume 'Interrogare la Sfinge'. Esso testimonia l’impegno esemplare dell’autrice, durante la sua legislatura in Senato, per la tutela del patrimonio culturale italiano, e la sua perseverante attività di denuncia delle disfunzioni del MIC (Ministero della Cultura) nonché di tutte quelle attività, pubbliche e private, che mettono in pericolo sia le grandi emergenze monumentali sia quelle appartenenti al patrimonio culturale diffuso (il più delle volte non vincolato e misconosciuto e ignorato dalle istituzioni).
L'incontro promosso dall'associazione culturale 'Erchemperto' e dal Comune di Teano, validamente rappresentato dall'assessore al turismo Maddalena Bovenzi, si è svolto con la presenza di un pubblico attento alle problematiche trattate nel volume e partecipe alla vivace discussione – confronto apertasi al termine dell’evento, tra il tavolo dei relatori e l’uditorio.
Margherita Corrado, di professione archeologa, viene eletta senatrice della XVIII legislatura in seguito alle elezioni politiche del 2018, nelle fila del M5S. Durante la legislatura è stata membro effettivo della ‘Commissione 7ª Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport’ (dal 21 giugno 2018 al 12 ottobre 2022), della ‘Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza’ (dal 6 febbraio 2020 al 12 ottobre 2022) e della ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere’ (dal 30 ottobre 2018 al 12 ottobre 2022). È tra i 15 senatori che il 17 febbraio 2021 espressero voto contrario alla nascita del governo guidato da Mario Draghi, definito ‘il migliore’, pagandone le conseguenze con l’espulsione dal gruppo parlamentare del M5S e l’automatico approdo nel Gruppo Misto.
In particolare il volume della nostra Autrice, edito dall’editore ‘Scienze e Lettere’, raccoglie ben 230 interrogazioni parlamentari e le relative risposte, appena 20, rivolte alla sfinge incarnata dall’ex ministro Dario Franceschini, tentando inutilmente di averne dei riscontri sui temi spinosi del patrimonio culturale in Italia. Una attività pressante svoltasi “ai tempi del colera”, periodo metaforicamente assimilato a quello della pandemia da Covid-19, e per la precisione durante il terzo e quarto mandato di Franceschini al Collegio Romano, con i governi Conte 2 e Draghi, cumulando in questo modo altri tre anni (2019-2022) ai quattro e mezzo già trascorsi nel medesimo ruolo tra il 2014 e il 2018. Una prolungata gestione dei beni culturali italiani che costituisce un vero record nella storia della Repubblica, ma anche una vera disgrazia per la tutela, scardinata dalle fondamenta da un decennio di politiche neo-liberiste.
Un disastro concertato dal peggiore Ministro dei beni culturali che l’Italia abbia avuto, che ha determinato la scomparsa delle Soprintendenze archeologiche, ha zittito i dipendenti del ministero con un provvedimento bavaglio e prostrato anche i professionisti del settore, concentrando l’attenzione e un immane potere intorno alla sua figura e ad una ristretta e potente pattuglia di super direttori degli istituti museali autonomi. Una politica che ha favorito una visione dei Beni Culturali basata sui numeri, deleteria per la loro conservazione; una logica miope incentrata sullo "sfruttamento" del patrimonio culturale, trattato alla stregua di un banale prodotto da bancarella.
Molte interrogazioni riguardano la tutela del patrimonio culturale della Campania e le gravi disfunzioni amministrative e procedurali per quanto riguarda la gestione degli istituti dotati di autonomia all’indomani della riforma Franceschini. Alcune di esse riguardano la stessa Teano, come nel caso della tutela inadeguata della edicola del Caldara, la grave e ancora irrisolta vicenda della GESIA, il caso delle trattative in corso tra l’Italia e la Grecia per il ritorno dell’affresco medievale di San Bartolomeo trafugato da clandestini negli Ottanta del secolo scorso ed infine la tutela inadeguata di un tratto della cosiddetta via Adriana nel territorio di Teano.
Già dai primi atti parlamentari a firma della Corrado emerge la drammaticità degli sviluppi che porteranno al disastro e allo stravolgimento della tutela a favore di una valorizzazione mercantile, tanto da arrivare ad eliminare il concetto di bene culturale, esteso all’intero patrimonio della nazione, nella trasformazione dell’acronimo ufficiale del Ministero.
La raccolta degli atti parlamentari pubblicati nel volume costituisce di fatto un notevole documento storico, accessibili a chiunque voglia informarsi e prendere coscienza sul disastro e sulla triste fine di una cultura della tutela che fondava le proprie tradizioni teoriche, legislative e pratiche sulla conservazione e protezione delle opere d’arte e dei monumenti ad iniziare dal Rinascimento con la celeberrima lettera di Raffaello a Leone X, per poi affinarsi con l’editto del cardinale Pacca del 1820 fino ad arrivare alla costituzione del Ministero dei Beni Culturali nel 1975. Una consapevolezza della tutela che negli ultimi decenni è andata sempre più scemando, per favorire lo sfruttamento più bieco del patrimonio culturale, senza dimenticare i famigerati ‘giacimenti culturali’, secondo una logica aziendalistica disposta a sacrificare tutto alle leggi del mercato.
I beni culturali non si sfruttano ma si conoscono e si conservano, in quanto beni appartenenti all'Umanità, senza limiti di censo né steccati sociali. Partendo da questo assunto, tra l'altro sancito dall'Articolo 9 della nostra Costituzione, essi costituiscono il patrimonio culturale della Nazione e vanno conservati e tutelati sull’intero territorio del Paese. Un concetto accantonato negli ultimi anni, per la smania di farne oggetto di redditività economica, dimenticando che il valore essenziale di un bene culturale risiede nella conoscenza e nella sua memoria storica. Essi svolgono una funzione educativa nei confronti di tutti i cittadini, contribuendo alla crescita culturale di ogni individuo. Riducendoli a meri fenomeni da baraccone, la loro vera funzione viene sminuita e annullata con grave danno non solo verso la tutela, ma anche per il loro altissimo valore morale ed educativ

Alfredo Balasco
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 10 Ottobre)

Foto di Mimmo Feola