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Tempo e viole

 

Ho incontrato facebook due anni fa e mi è sembrato subito bellissimo.
Che meraviglia ritrovare con un clik persone che avevo perso di vista da tanti anni; rintracciare i miei vecchi compagni di liceo per ristabilire un contatto con loro. Mi sono immediatamente innamorata di lui che rimetteva il mio ex mondo nelle mie mani. Basta scrivere un nome, cliccare su “ricerca” ed eccola qua, sbucata dal passato, la mia vecchia compagna di banco. Vedo che ha cercato come me di mettere sul profilo la foto più bella, quella con l'angolazione più “favorevole”, ma non è riuscita ad eliminare del tutto le tracce del passato sul suo volto, le stesse che io non riesco a vedere (o non voglio) sul mio.Allora, golosa, mi fiondo sulla sua bacheca per recuperare il tempo perduto e non importa se trovo la storia di una persona sconosciuta, se ha tanti amici ma nessuno in comune con me, mi basta aver recuperato la nostra alba, quella della nostra giovinezza. Caspita! Noto che anche lei ha 250 amici, proprio come me, certo nulla al confronto con altri che di amici ne hanno cinquecento o mille. Beati loro, mai soli, sempre qualcuno con cui condividere un sogno, sempre un compagno a cui regalare un pensiero.
Allora mi vien voglia di spulciarla tutta la piccola lista dei miei amici e, per ognuno di loro, cerco una parola che lo descriva, un pensiero che lo connoti… vado in panico… su duecentocinquanta amici solo pochi mi danno un'emozione! C'è qualcosa che non va, ma chi sono questi amici estranei? Certo che quando mi presentai a quella ragazza sconosciuta che mi stava porgendo educatamente la mano e l'amica comune insisteva che eravamo già amiche da tempo su facebook, io rimasi di stucco. Eh sì! Ci sono stata a pensare un bel po' a questa cosa. Scorrendo ancora la lista mi è capitato sotto gli occhi il nome di un altro “amico”, mi balza alla mente il fatto che ci incrociamo spesso per strada ma ci ignoriamo sempre! Mi chiedo allora perché, pur essendo amici (è sicuro, me lo dice il badge di facebook!) non ci salutiamo come fanno gli amici. Allora il sospetto è divenuto un'amara scoperta… sono diventata vecchia e come tutte le vecchie penso ancora che amicizia faccia rima con tempo, cuore, condivisione, affetto, famiglia, piazza, parole, chitarra,sorrisi e lacrime.
Ieri per strada ho incontrato di nuovo quel ragazzo e l'ho salutato allegramente ad alta voce e ho anche agitato vistosamente la mano: non siamo diventati veramente amici ma almeno ci siamo accorti della nostra esistenza. Non lo cancellerò dalla mia lista come non cancellerò tutti gli altri che non avevano fatto sussultare il mio cuore; non importa se condividono o no virtualmente qualcosa con me o mettono “mi piace” a qualche mia pubblicazione, ma quando ognuno di loro incrocerà il mio cammino, mi ricorderò che è mio “amico” su facebook e lo saluterò sorridendo per dire a lui e a me che siamo persone che occupano uno spazio, esistiamo, abitiamo lo stesso pianeta degli altri anche se non il tempo degli altri. Diventare “AMICI” poi è tutto un altro paio di maniche!Però, curiosa come sono, ho voluto saperne di più su questa cosa, quest'amicizia del 2000 che mi è sconosciuta, tutta fatta di bacettini, abbraccini, cuoricini, amò, tesò, tvtttb. Io le mie amiche le baciavo solo per gli auguri o se partivano per luoghi lontani. Ho indagato presso i miei figli, 16 e 19 anni, e candidamente ho chiesto dove si incontrano la sera gli amici, cosa si raccontano, cosa fanno quando stanno insieme,sul fatto poi che si vogliano molto bene non ho fatto domande, me lo provano le palesi effusioni e le miriadi di sms. E loro mi hanno risposto con uno slang incomprensibile, che mi fa paura tanto da arrivare a chiedermi: <Ma Matrix era un bel film di fantascienza o un documentario-verità sull'umanità del terzo millennio???!!!> Ho saputo che si incontrano nei non-luoghi, si vedono su msn, parlano in chat, aprono blog, si mandano poke, condividono link, sono amici su facebook, però non si conoscono, non si rivelano fragilità, non condividono sogni, non compartecipano gioie e se, incontrandosi per strada, si ricordano che quel volto ce l'hanno impresso tra le foto della lunghissima lista del social network a cui sono iscritti, scrollano le spalle e scantonano. Sono veramente vecchia, non afferro questa nuova realtà, non capisco queste novelle corrispondenze di amorosi sensi e mi ritrovo a dire le cose che dicono i vecchi “ai miei tempi…”. Però di una cosa sono certa: vedo ragazzi che non sorridono, che si buttano sotto un treno per una bocciatura-fantoccio elargita da una scuola-fantoccio, che hanno bisogno di riempire spazi e tempi per scacciare il baubau della solitudine, che rivestono le proprie paure con l'abito del bullo, che corrono dietro ad un look che li renda uguali, che li nasconda, che li conformi e poi tornano in una casa piena di cose, si isolano in una stanza, accedono a facebook e credono di essere appagati perché hanno centinaia di amici olografici con i quali non parlano, non litigano, non ridono, non si abbracciano, non si raccontano… e all'ormai obsoleto squillo del cell. sostituiscono il “wewe” della chat!
Io con la mia amica Eugenia a primavera impastavo il tempo con parole e viole!

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 10 Ottobre)