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Favole per adulti

 

Tra le favole che mi sono state raccontate da bambina quella che mi piaceva meno era “ Peter Pan” di J. M. Barrie.
Io, piccola che non vedeva l'ora di crescere, non capivo questo eterno ragazzo che non voleva diventare grande e si rifugiava nell'Isola che non c'è, rifiutando la strana vita degli adulti.
Poi siccome non vivo in una fiaba, sono cresciuta e, guardandomi intorno, mi sono accorta che la storia di Peter Pan non è una fiaba per piccoli, partorita dal cervello di uno scrittore, ma uno spaccato esatto della vita dei grandi, forse proprio per mettere in guardia i bambini.
Da tempo ho avuto delle avvisaglie ma la prova schiacciante l'ho avuta quest'anno quando mi sono candidata nell'ultima tornata elettorale.
Sono stata sempre restia, da perfetta Peter Pan, a candidarmi; alle proposte fattemi negli anni passati mi dicevo: ma chi me lo fa fare, ci pensino gli altri, tanto qualcuno si presenterà!
Poi, per una serie di motivazioni, non ultima quella di non essere catalogata tra quelli che ciarlano ma non si mettono mai in gioco, ho detto sì e ho cominciato la mia avventura con l'elettorato.
Ho fatto comizi tranquilli in varie piazze, ho parlato con la gente, ho chiarito i miei propositi, ho reso noto i miei programmi, ho manifestato le mie scelte di campo. E la gente sorrideva, annuiva, applaudiva in sordina ma intuivo che non condivideva le mie “piccole” ragioni.
E ho perso la mia battaglia, soprattutto nel mio paese!
Non hanno compreso il dono del tempo, l'offrire gratuitamente un servizio, credere che si può farcela se si lavora insieme; mi sono resa conto che la gente voleva in dono utopie: posti di lavoro, una urbanizzazione a guisa di novello Tirolo, una economia non dissimile da una cittadina svizzera, un corso affollato che non avrebbe avuto nulla da invidiare a Le Croisette di Cannes.
Ma non capivano, i miei interlocutori, che questo non dovevano chiederlo a me, ma a loro stessi perché è la gente comune che fa questi miracoli non il politico che invece amministra e tutela.
Io, appena tornata dal visitare cittadine del Trentino, non ho visto buste di immondizia appese al muro a mezzogiorno o lasciate negli angoli di una strada, non ho notato macchine parcheggiate in doppia fila; tutti i balconi che davano in strada avevano fiori, tutte le vetrine dei negozi erano una festa per gli occhi e non ho pensato nemmeno un momento “Che bravi amministratori!”, mi son detta invece “Che cittadini esemplari!”
Dietro ogni cittadino esemplare, è vero, c'è un'Amministrazione esemplare ma anche viceversa.
E invece i tanti piccoli Peter Pan che reputano una gran fatica crescere amano delegare l'Amministrazione quando si tratta di affrontare in prima persona il problema della gestione del mondo che ci circonda, grande o piccolo che esso sia.
Me lo hanno confermato, quando ho chiesto un consenso, quelli che mi hanno risposto così: “per me chi ci va va, basta che facciano qualcosa per Teano”.
Avrei preferito di gran lunga un “no” informato e pensato.
E il politico di turno, votato da persone a guisa di questi, lo ha capito bene come accontentare i suoi elettori: gli dà lo zuccherino, 'a pupatella, per intenderci, perché è consapevole che, se vuole sopravvivere, deve dare ciò che li fa stare buoni anche se poi ricominceranno a frignare quando lo zucchero finisce.
Lui, amministratore acuto e lungimirante, sa bene che ai tanti Peterpanini bastano belle promesse per convincerli che hanno votato con cognizione di causa per il bene della città ma sa anche che in fondo ambiscono soltanto a piccole “regalie” per compiacersi di essere in consonanza col “potente” di turno.
Questo li appaga, e come un bambino che ha avuto il suo giocattolo, non vogliono sapere altro, di progetti, di fondi, per chi o per cosa!
Gli basta la frase minima, i messaggi subliminali non gli interessano!
Ecco allora la pupatella dell'erba tagliata a proposito, il palo della luce rimesso a posto, la buca rattoppata…
Noi, eterni Peterpanini, nel terzo millennio non abbiamo ancora la coscienza che non basta 'a pupatella da sola, ma bisogna lavorare per obiettivi più grandi che possano risollevare la città dalle fondamenta.
Come? Esigendo, dalle persone che sono state scelte per mettersi al servizio della comunità, tempo, trasparenza, serietà, rettitudine e volontà nel cercare soluzioni appropriate e condivise.
Loro ci rappresentano e l'offerta è diretta conseguenza della domanda, come nel più semplice sistema matematico denominato tecnicamente “mercato” in economia.
Ma questo possiamo solo farlo se siamo sicuri, quel giorno che siamo entrati nell'urna, del perché abbiamo scelto proprio quel nome e ne abbiamo scartato un altro.
Lo abbiamo fatto per amicizia? Per parentado? Per disegni personali? Per accidia? Per rancore verso l'avversario? Per ignavia? Per obbligo? O non lo abbiamo proprio fatto lasciando ad altri la scelta?
Ebbene, dalle risposte avute durante la mia piccola campagna elettorale, semplice e dai toni bassi, mi è stato chiaro che molti lo hanno fatto per la pupatella che, ciucciandola un poco, ti fa assopire e non ti fa pensare al fatto che, se vuoi veder crescere la comunità, ti devi rimboccare le maniche anche tu, devi essere un cittadino informato, consapevole , attivo e soprattutto esigere che il tuo agire sia il tassello di un disegno più ampio che a volte per poterlo completare c'è bisogno anche del sacrificio personale.
Cioè devi abbandonare i panni di Peter Pan e diventare un cittadino adulto e responsabile.
Ma questa cosa non ci deve spaventare perché, come diceva Peter Pan nel suo libro, “Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate anche di essere in grado di farlo.”
Mammamiachefaticacrescere!

Esterina De Rosa
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 8 Agosto)