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L'acqua ferrata: una risorsa che potrebbe essere vincente

 

Di qualcuno finanziariamente intraprendente si diceva una volta che “era capace di trarre sangue da una rapa”, intendendo sottolinearne le capacità d'inventiva economica.
Una sorta di sottile dispregio da parte di una cieca borghesia abituata al lavoro routinario, dalle ferree regole della ricerca del profitto sicuro e della resa stabilizzata, o da parte di un indolente mondo operaio pavido di ogni intrapresa autonoma.
Eppure nacquero i Ferrero, gli Zanussi, gli Agnelli e tante altre migliaia di individui capaci di “creare” una fonte di reddito per centinaia di migliaia di altri individui.
E nacquero uomini dalle idee sulle quali pochi avrebbero scommesso, ma sulle quali poggia oggi l'ossatura della economia mondiale.
Era il primo periodo della economia capitalistica occidentale che, con tutti i suoi difetti, produsse ricchezza e progresso; poi si diffuse il credo del “posto sicuro” che solo lo Stato poteva garantire.
E fu corsa all'insegnamento, all'arruolamento, al concorso pubblico.
Un filone destinato inesorabilmente ad esaurirsi: per le più svariate cause, ma soprattutto per la insita mancanza di inventiva.
Oggi il quadro del mondo produttivo è completamente cambiato: il posto fisso, con tredicesima, quattordicesima e ferie pagate, è una vecchia chimera. Il lavoro bisogna inventarselo.
E così come fece chi intuì che il mondo potesse aver bisogno di lavatrici e frigoriferi, di auto e motocarri, di merendine ed altro, bisogna oggi avere profonda attenzione per quelle che potrebbero essere le richieste del mercato.
Si lavora molto meno di cinquant'anni fa, ma il tipo di lavoro, pur avendo nella quasi totalità trasferito lo sforzo umano dall' impegno fisico a quello intellettuale, è non meno defatigante.
E se una volta poteva bastare un buon riposo a letto o una gita al mare, adesso occorre altro, conforme alle esigenze di sanità della mente e del corpo, che ci vogliono sempre belli, riposati e curati (Berlusconi in bandana e lifting docet).
I night-club, le balere sono passate di moda; le discoteche lo faranno. Fiuggi, Castrocaro, Montecatini, Ischia, Abano, restano con la loro offerta di benessere che, per quanto la si voglia negare al potere delle “acque”, resta comunque legato ad una immersione (è il caso di dire) nella natura incontaminata.
Un paese che possiede salubrità di clima, ricco di acque alcune delle quali di proprietà curative scientificamente accertate, immerso in una natura ancora per poco verdeggiante, non può consentire la costruzione di deturpanti opifici che si trasformeranno in breve in ancor più deturpanti macerie industriali. Oggi, a Teano, chi abbia lume politico ed amministrativo, non lo può consentire.
Eppure è stato fatto.
Se solo ieri, e non l'altro ieri, si fosse seriamente pensato ad una politica di rivalutazione ambientale di riqualificazione dei luoghi, con rivalutazione dei corsi d'acqua e delle risorse idriche annesse (leggi corso del Savone e sorgente delle Caldarelle) forse oggi Teano avrebbe, insieme all'offerta storica ed archeologica, un posto di rilievo nella richiesta turistica della gente.
Nel 1991 una strana amministrazione (strana per la eterogenea composizione che vedeva parte della DC, del PSI, del PLI e del PSDI in un ambito di stragrande maggioranza democristiana, e strana per la durata, meno di un anno) tentò di percorrere questa strada affidando uno studio di fattibilità per un villaggio turistico alla Valtour. Ma tutto fu bloccato dalle amministrazioni succedutesi.
Brescia, Bergamo, Ferrara, Treviso hanno trovato un ottimo rilancio economico nell'organizzare mostre di pittura di grandi artisti e sono state sommerse di visitatori. Una idea piccola, ma tanto coraggiosa, che certo impegna capitali enormi, ma che altrettanto certamente non nega un abbondante ritorno.
Intervento pubblico o privato? E' stupido perdersi in simili disquisizioni: sono necessari entrambi, nello esatto ordine espositivo. Se uno Zanussi locale fosse esistito, ma soprattutto se avesse incontrato l'appoggio ideologico e materiale degli enti pubblici, oggi avremmo, probabilmente, le “Terme dell'acqua ferrata”. E se lo Zanussi non fosse esistito localmente, ne sarebbe venuto un altro da fuori per approfittare della buona volontà di una amministrazione orientata in tal senso.
A voler trarne il succo, a quanti troppo superficialmente guardano ad un futuro privo di prospettive per il nostro paese, vorremmo ricordare che le risorse ci sono, le abbiamo, ma dobbiamo seriamente pensare a valorizzarle e a sfruttarle. Con capacità, certo, ma soprattutto con tanta, tanta, tanta continuità; costruendo senza distruggere quanto altri hanno già costruito.
Si abbia il coraggio di pensare e di pensare con coraggio, oltre i propri interessi elettorali.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno II 2005 - n. 1 Gennaio)