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Indice Claudio Gliottone
 
 

Cose così... di fantasia!

 

Il vocio si faceva sempre più vicino ed assordante. A tratti si udiva come una giaculatoria dai toni dimessi ed un gran fruscio, come di qualcuno che frugasse tra le carte; ogni tanto anche un abbaiare sordo di cani e qualche miagolio.
Cosimo era distrattamente intento a spolverare un candelabro e canticchiava tra sé e sé una vecchia canzone napoletana... "chisto è ó paese do' soleee, chisto è o paese... dda meer... ” (da giovane aveva soggiornato a Bari dove, si sa, la “a” talvolta suona “e”. Niente di più).
Damiano, animo più sensibile e colto, leggeva un foglio sul quale gli avevano assicurato fosse scritta “La morte di Ermengarda”, il celebre coro dell'Adelchi, la ancor più celebre tragedia di Alessandro Manzoni:
...sparsi i sacchetti fetidi
per tutto il centro urbano,
secche le palme, e roridi
d'ampio lerciume i vicoli,
giace sommersa Teano,
colpa chissà di chì...!
Cessa il compianto e unanime
s'innalza una preghiera:
“possano i responsabili
non arrivare a sera..."
- He, he, ma qui si bestemmia! ma come si può arrivare a tanto! Qui c'è odio! Un po' di carità cristiana, diamine - urlò Damiano gettando per aria il blasfemo foglietto non appena si accorse che del coro aveva letto solo una banale parodia. Come si può augurare lafine di chi ha sbagliato! E poi che danno vuoi che sia un po' d'immondizia accumulata o spalmata sia pure su una intera regione?
- Damià, che succede?
- Succede che si esagera nella protesta, come spesso accade. Ma cche è stammuina? Aflacciate nu poco...
Non se lo fece dire due volte, Cosimo, e subito spalancò la finestra. Quale non fu la sua sorpresa nel vedere, quasi all'altezza della finestra, transitare una smagrita statua dalla barba bianca e dalle dimensioni mignon e tutt'intomo, oltre ai fedeli, cani gatti, uccelli, ed altri animali.
- Uèeee, Antuò si tu? Damià, ce sta 'a processione e sant'Antuono, il patrono degli animali, ma me pare nù poco ncazzato. Sant'Antuò, ma che è sta faccia?
- È è,... è che ccà pè ffà na processione ce vo' na meza jurnata: sti... cazz e' cani si fermano ad ogni montone d 'immondizia per frugare e noi ci dobbiamo fermare ogni dieci passi nella fetenzia e nel fetore. Non se ne può piu!
- Agge pazienza, Antuò, natu ppoco e sei arrivato. E pensa a San Gennaro, poveriello. Non solo sta mmiezo 'a munnezza comm'a nnui, ma gli hanno chiesto pure il miracolo di farla sparire! Ci vuole una bella faccia tosta.
- Perché gliel'ha chiesto Bassolino o la Iervolino? sopraggiunse Damiano.
- E che c'entra, Damià, chi gliel'ha chiesto chiesto, basta che Gennaro ci accontenta...
- E già, e ti sembra bello a te che quei cialtroni che prima ci hanno ridotto in questo stato continuano a starsene tranquilli a dilapidare i nostri soldi, e San Gennaro adesso deve fare il miracolo? Io gliel'ho detto a Gennaro: non ti muovere che ti cionco! E per fortuna mi è stato a sentire!
- Ma che c'entra Damià, ormai è la prassi. L'ha detto pure Mastella: è normale che i politici facciano pressione per imporre i loro amici. Quel Direttore dev'essere il mio amico se no... "ti rompo il culo", quel primario lo devo nominare io, i lavori li deve fare questa ditta di amici miei e cosi via.
- Ed allora fatti ricoverare aII'Ospedale di Vibo Valentia, se c'hai il coraggio, Cosimì! Là i primari sono stati nominati secondo questa “prassi” e la gente crepa per "prassi"!
- E allora la poesia ha ragione... ”possano i responsabili non arrivare a sera”.
- E tu che ne sai della poesia che stavo leggendo io, Cosimi?
- No, ehm, no, no, dicevo ehm così, mi sono buttato!
- Ti sei buttato? Ma nun l'avissi scritta tu, pè ccaso?
- No nooo. Che vai a pensare, io non so nemmeno di che stai parlando...

- Né, la vogliamo finire? - Tagliò corto Sant'Antuono - Ccà stammo già int'à munnezza, non ne facciamo altra, vi prego. Il problema e che non riusciamo a venirne fuori e allora... solo un... miracolo...
volendo...

- E dalle! Ma vi pare che facciamo “i miracoli della mondezza"? Un po'di dignità. Noi solo un miracolo possiamo fare, ed anche quello non è di poco conto: illuminare le menti degli elettori perché scelgano saggiamente i loro amministratori e pumscano malamente quelli che li hanno gettati nella sporcizia e nel danno economico e morale. Questi sono i peccati mortali, Damià.
- Ohhh, Dammià, guarda che ho trovato - intervenne Cosimo porgendogli un foglio di carta vergata con
segni che lasciavano immaginare fossero stati scritti con una penna d'oca.
Viva Viva Bassolino
viva Rosa Iervolino
e con lei Pasquale Pino;
e Picierno e la Pentella,
chè la vita è sempre bella,
pur in mezzo alla monnezza.
E se non sono all'altezza
di levarcela di torno
noi speriam nel lor ritomo,
nel magnifico complotto,
anche nel duemila e otto,
quando andando all'elezione
ci scordiamo la lezione.
Viva allor anche D'Aiello
e lo splendido castello
dei suoi sogni un poco strani
per donarci piani urbani
e rotonde e megaschermi
contro i quali siamo inermi.
Viva infine Corbisiero
contro cui vorremmo un siero
daIl'effetto assai potente
per spedircelo in Oriente!
Siamo, infondo, brava gente!
Viva ancor I'opposizione
che ha scordato l'ambizione
di bloccare il malaffare:
tanto chi glielo fa..fare?!!!
- Cosimooooo. Sei sempre il solitooooo...
Ma le parole si persero nel vuoto. La processione aveva ripreso a muovere e Cosimo aveva preferito dividere il fetore dell'immondizia con il povero Antuono che affrontare la polemica con Damiano.
I Santi sono fatti così!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 2 Febbraio)