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Indice Claudio Gliottone
 
 

Dalle invasioni alle... evasioni

 
Altro aspetto della nostra storia patria
 

In un articolo di qualche tempo fa mi chiedevo come fosse possibile per un popolo come il nostro afferire tranquillamente ad ogni tipo di spesa: militari in Afghanistan, in Libia, nel Kosovo, prestiti alla Grecia, al Portogallo, ricostruzione immediata, almeno a parole, delle cose danneggiate dai sismi, dalle alluvioni o da ogni altra catastrofe naturale, senza contare i finanziamenti a perdere o senza controllo alla stampa, alle associazioni ONLUS, ai partiti politici, ai lavoratori in difficoltà, alla sanità (una delle migliori del mondo!), al welfare più ampio delle altre nazioni, all'accoglimento di milioni di profughi stranieri, ai quali, se proprio eravamo costretti a rimpatriarli, non mancavamo di elargire un budget di sussistenza.
Non abbiamo petrolio, non abbiamo miniere, non abbiamo materie prime di alcun tipo da esportare; la nostra è una economia di trasformazione: importiamo materie prime, le trasformiamo col lavoro e le rivendiamo all'estero. Ed eravamo (o siamo ancora?) tra gli otto paesi più industrializzati del mondo.
Spese enormi a fronte delle quali non si riusciva a vedere una corrispettiva produzione economica industriale, includendo in essa anche la preminente attività turistica.
Poi, al seguito di una crisi invero mondiale, abbiamo fatto il… botto!
Mi rifiutavo di credere, vista tanta abbondanza, a quanti imprecavano contro una evasione fiscale di grandi dimensioni, criminalizzando intere categorie di lavoratori (per lo più i lavoratori autonomi): mi chiedevo quanto potesse incidere sul bilancio statale uno scontrino o una fattura non rilasciata. E non nego che, di fronte agli incommensurabili sprechi dello stato (edifici, ponti, scuole, palestre, strade, manufatti di vario genere costruiti in tutta Italia e mandati in malora, stipendi da favola ad una pletora di amministratori e politici, a presidenti di migliaia di enti inutili, a comunità montane a livello del mare, pensioni a ciechi che giocano a pallavolo e paralitici che corrono i cento metri, ecc. ecc.), vedevo nel risparmio dell'evasore un investimento utile per tutti. Egli avrebbe messo in circolazione per fini comunque produttivi moneta che, se fosse andata allo stato, sarebbe stata dissipata in cose inutili, se non, peggio, per ingrassare caste di ogni tipo.
Poi, finalmente, ha cominciato a muoversi la Guardia di Finanza, e ci siamo accorti che gli scontrini e le fatture non rilasciate non erano migliaia, ma si contavano a milioni; che gli invalidi civili lo erano solo sulla carta, che le autodichiarazioni per l'esenzione dal ticket sulle medicine erano tutte false, e via discorrendo.
Ed infine, e qui il caso ci tocca proprio da vicino vicino, che una numero grandissimo di abitazioni, di seconde case, di edifici produttivi, non erano mai state accatastate. Nella nostra Teano, secondo l'elenco pubblicato recentemente dalla Agenzia delle Entrate, dopo i rilevamenti aerei, non sono risultati accatastati ben 640, dico 640, costruzioni.
Significa che i proprietari di tali edifici, per molti seconde case, dalla loro costruzione, che può risalire chissà a quanti anni fa, ad oggi, non hanno mai pagato un centesimo di ici, di imu, di tassa per la raccolta rifiuti, o di incremento dell'irpef.! Bene!
Nell' elenco dei nomi, che per carità di patria non pubblichiamo, ma che sono visibili al pubblico nel sito dell'Agenzia per le Entrate, figurano anche 4 parrocchie, la TAV, la Società Autostrade per l'Italia, la confidenza F.lli Castallo, due congregazioni, il Consorzio per l'approvvigionamento idrico di Terra di Lavoro.
Come abbiamo fatto a vivere, e così bene, fino ad oggi, visto che il malcostume data da chissà quanti decenni? Probabilmente staccando dei “pagherò” nei confronti dell'estero; o degli italiani che lavorano veramente, visti i suicidi legati a mancati pagamenti di commesse statali.
Difficile uscirne; ma per tanti svariati motivi. Il primo è la nostra mentalità levantina, ereditata da invasioni arabe e turche. Maestri nel mercanteggiare e nel patteggiare su tutto, abbiamo la capacità di fare una legge restrittiva e contemporaneamente una legge che permette di aggirare la prima. Un esempio? Se, dovendo fare delle analisi del sangue, vi fate scrivere sulla ricetta “per motivi medico legali” evitate di pagare un aggravio di ticket. Ma questa è pochissima cosa: esistono escamotage per tantissime altre imposte. E i furbi che le conoscono tutte non mancano. Il tutto aggravato, lo dicevo nel mio articolo di aprile, da una burocrazia sempre più farraginosa, da un apparato decisionale lento ed insicuro, sempre nell'ipocrito tentativo di salvare le capre assieme ai cavoli, finendo sovente per perdere anche i buoi.
Di tagli alle spese non si parla neanche: della fine che faranno i denari recuperati dal lavoro della Guardia di Finanza, incluso i tanti sequestri effettuati alle organizzazione malavitose, manco a immaginarlo. È difficile programmare una serie di lavori pubblici, ma finalizzati, non cattedrali nel deserto, per rimettere keynesianamente in moto il lavoro?
Certamente ci avranno pensato quelli che sicuramente ne sanno più di me.
Solo questo dato potrà servire a darci un po' di speranza.
Ma dobbiamo metterci del nostro, dobbiamo rilasciare gli scontrini e le fatture, dobbiamo accatastare le case, dobbiamo pagare i ticket sanitari se ci compete!
Non aspettiamoci nulla dalla Francia o dalla Germania!
Nel cento cinquantenario della nostra nascita proviamo, almeno proviamoci, ad essere un tantinello più seri.
Chissà che ci si riesca.
Magari tra altri centocinquanta anni!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 5 Maggio)