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Quando Diogene cercava l'uomo - Onesto?

 

I recenti fatti malavitosi scoperti a Roma, dopo quelli dell'Expo di Milano e del Mose di Venezia, dopo le infinite ruberie perpetrate da tanti politici regionali, provinciali e comunali in tutta Italia, lasciano senza parole. Non tanto per la entità del ricavato illegale dei singoli o delle associazioni (sono implicate sovente anch'esse), quanto per la enorme estensione numerica degli interessati. Sono tanti in tutta Italia, sono troppi e troppo diffusi, forse da credere che siano la maggioranza del paese.
Ho sotto gli occhi un grafico che fotografa la diffusione della corruzione nel mondo. Un colore giallo si intensifica a seconda della crescita della densità di corruzione per ogni stato e continente. Si va dal giallo paglierino tenue del Canada e degli Usa all'arancione marcato e quasi rosso degli stati europei, dell'Africa e del Medio Oriente. Quasi bianca l'Australia.
Non possiamo esimerci da una banale considerazione:
La corruzione diminuisce dall'est verso occidente. Eppure il Nuovo Mondo è stato popolato dai reietti del Vecchio Continente, sovente carcerati per vari motivi, non certo da aristocratici ed alta borghesia: bene che andasse erano poveracci in cerca di sopravvivenza. E poi gli schiavi importati dall'Africa, continente oggi corrotto non meno dell'Europa. Ma questa gente ha saputo lentamente organizzarsi, rispettarsi e rispettare le istituzioni di cui, con libera scelta e pochissimi contrasti bellici, erano riusciti a dotarsi. E continuano a farlo dopo almeno sei secoli. Intanto l'Europa nobile, cattolica, perbenista, colta, si sfiancava per secoli in migliaia di conflitti grandi e piccoli, e lasciava crescere quello spirito di corruzione e di malavita dei quali certamente non erano stati indenni neppure i Greci e i Romani. Perché è accaduto e continua ad accadere questo? Forse perché gli occupanti del Nuovo Mondo hanno compreso e sono potuti ripartire da zero, liberi da tutti i legami con una società ormai incancrenita nel delinquenziale? O forse perché le sofferenze dei sopraffatti, quali in effetti erano, sono state grandi maestre di vita e li hanno maturati al punto tale da cercare di evitarle per il loro futuro? Porgo lo stimolo di indagine e di studio a qualche sociologo e ci farebbe piacere se intervenisse su queste pagine.
Diogene girava un giorno per le strade di Atene con una lanterna accesa in mano: cercava l'uomo, rispondeva a chi gli chiedesse cosa faceva. Pare che intendesse dire l'uomo puro, scevro da ogni sovrapposizione derivante dal vivere sociale. Probabilmente cercava già l'”uomo onesto”. Non lo trovò duemila quattrocento anni fa: figuriamoci oggi!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 12 Dicembre)