L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

Homo Homini Lupus

 
 

Che tenerezza la foto del bimbo siriano Omran, di cinque anni, salvato prodigiosamente tra le mecerie di Aleppo bombardata!
Quanta dignità nello stupito silenzio di quella anima nobile, perché i bambini lo sono tutti, che si accarezza la fronte ed il capo e poi guarda la mano insanguinata e cerca di pulirsela sulla base della sedia: non c'è paura, non c'è risentimento, non c'è odio, non c'è spavento in quegli occhioni neri da orientale, che spiccano sul viso impolverato. Questi son sentimenti da adulto: un bimbo appartiene ancora a quel che “est bien sortant des mains de l'auteur des choses” e che puntualmente degenera, come diceva Rousseau, “entre le mains de l'homme”. Ed Omran è finito prematuramente tra le mani degli uomini, di quelle sempre più aduse a maneggiare bombe, fucili, pugnali, e sempre meno disponibili a tendersi verso un proprio simile.
Delusione, questa sì; immensa, inarrestabile, insopprimibile delusione, di quella che ti porterai addosso per tutta la vita e farà diventare anche te un “homini lupus”, come lo sono quelli che hanno offeso la tua dignità di essere vivente, che hanno dilaniato il tuo futuro, senza negartelo, ma stravolgendolo in maniera diabolica; delusione dignitosa ed impotente, perché non esiste un motivo, una ragione, una rivalsa, una vendetta per stravolgere, senza negargliela, la vita di un bimbo, le sue speranze, le sue prospettive, i suoi pensieri che neanche ha avuto il tempo di elaborare.
Come quel bimbo ebreo del ghetto di Varsavia, avvolto in un misero cappottino pesante, con le mani alzate di fronte alle SS tedesche.
Sono immagini che screditano l'intera umanità, e che oggi fanno il giro del mondo: serviranno a farci pensare, o ci limiteremo a guardarle senza nemmeno classificarle, perché ormai appartengono al consueto, al quotidiano?
Sono immagini che fanno riflettere: da quando l'uomo è comparso sulla terra, creato o generatosi per evoluzionismo poco importa, ha passato la maggioranza del suo tempo in conflitti con i suoi simili, ad uccidere, a torturare, a combattere con altri uomini! E fanno comprendere che di fronte ad esse si annullano in una frazione di secondo tutte le grandi conquiste scientifiche, filosofiche, culturali che siamo abituati a citare quando parliamo della grandezza dell'uomo. A pensarci bene questo resta sempre, per dirla con Hobbes, “homo homini lupus”. Questo fa profonda tristezza!
Da riflettere anche sul caso di Abu Nassim, un importante personaggio dell'Isis, incaricato del reclutamento di uomini di offesa e da macello; lo era anche al tempo della guerra in Afghanistan, quando reclutava mujaheddin vivendo in Italia. Lo catturarono gli americani e ce lo consegnarono perché ne avevamo chiesto l'arresto. Ma solerti giudici lo assolsero e fu espulso nel 2012: un anno dopo la sentenza di appello al primo processo lo condanna a sei anni e 8 mesi di carcere. Ha tranquillamente continuato a fare il suo lavoro di morte, alla faccia dei giudici italiani che lo avevano assolto!
Ma noi, mi rendo conto, non abbiamo alcun titolo per giudicare “i giudici”: sono menti eccelsamente eccelse! Sentite questa, riportata da Gian Antonio Stella sul magazine del Corriere della Sera del 19 agosto.
Parla della sentenza della Corte di Cassazione 14432 del 15 luglio circa una controversia sul valore di un contratto di vendita di una casa, che il giudice “aulicamente” chiama “bene immobile ad uso abitativo”. Come aulici sono tanti termini sparsi in essa sentenza, del tipo: instarono, nomea iuris, manlevasse, perpetuatio, domanda attorea, ecc…
Da essa Stella ha estrapolato alcuni brani: ve ne propongo, per carità di patria, uno solo: “In altri termini, la “lettera” rappresenta la porta d'ingresso della cognizione della quaestio voluntatis. Che immette in un ambito composto in cui sinergicamente operano i vari canoni ermeneutici – per l'appunto, la lettera (il senso letterale), la connessione (il senso coordinato) e l'integrazione (il senso complessivo) – tutti legati da una rapporto di necessità ai fini dell'esperimento del procedimento interpretativo della norma contrattuale”.
Ma la perla, dice sempre Stella, (e come non essere d'accordo) è quando la sentenza (Presidente Uliano Armano) parla di “sussunzione (avete letto bene: sussunzione) del negozio in un paradigma disciplinatorio”.
Azz!!!
Solo per chiarire agli ignoranti come me, ma la sussunzione è una difficilissima formula matematica riportata dallo scienziato scozzese Gordon Plotkin, che vi risparmio per mera cortesia.
Per una sentenza così chiara sono state scritte tremilatrecentodue parole, il doppio della dichiarazione di indipendenza americana.
Una cosa mi chiedo: ma i giudici, per scrivere le sentenze, usano il computer?
Il programma Microsoft Word? Se così è, avranno tutte le pagine sottolineate in rosso! A me lo ha fatto quando ho trascritto le loro “chicche”!

Viva l'Italia.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 8 Agosto)