L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

Per evadere l'evasione! Ma con intelligenza!

 

Non so perché, ma il pensiero politico-amministrativo della sinistra italiana parte dal fondamentale concetto di avere sempre a che fare con un popolo di truffaldini e di evasori fiscali, di gente che non paga le tasse, che vive di escamotage. Questo sarà anche vero, ma certamente non è la sola e principale causa del dissesto economico produttivo della nostra nazione.
I fattori principali della preminente evasione fiscale sono molteplici e le cause non sono da ricercare sempre e soltanto nell'assunto strutturale del popolo italiano.
Non si tiene quasi conto, invece, che tale comportamento eversivo non è frutto di natura, ma ha delle motivazioni ben specifiche che comunque lo acuiscono e lo espandono.
Una di queste è la certezza, alimentata e diffusa quasi quotidianamente, che l'utilizzo del reddito nazionale, anziché esser volto ad incrementarsi con una politica rivolta all'aumento della produzione del PIL, è sovente finalizzato ad un welfare eccessivo e facilmente truffabile, nel quale il soddisfacimento di evidenti bisogni viene sopraffatto dalla possibilità di aggiudicarsi un surplus economico. È il caso del “reddito di cittadinanza”, dei contributi statali ad enti nati solo per la loro sopravvivenza, di partecipazioni statali (che ancora esistono) ad imprese decotte prima di nascere e via discorrendo.
C'è la costante inadempienza debitoria dello Stato, che richiede tempi lunghissimi per l'assolvimento di debiti dovuti ad imprese e ditte creditorie nei suoi confronti, e a volte anche di semplici cittadini.
C'è l'innegabile costo di una macchina amministrativa avida e poco produttiva, dei benefici economici concessi a volte ad vitam ed in misura eccessiva ad una casta che va dagli onorevoli e senatori agli assessori e consiglieri regionali, una pletora di spese ingiustificata per una paese delle dimensioni italiane.
C'è una farragine burocratica che rallenta e disincentiva ogni iniziativa produttiva.
C'è la sensazione dello spreco di risorse non utilizzate o male utilizzate che richiedono comunque immense spese e pochi ricavi.
C'è la consapevolezza di una generale inaffidabilità dello stato che genera sfiducia imprenditoriale per inconcepibili lungaggini burocratiche e sovente vere e proprie insolvenze.
E tutto questo per una pressione fiscale del 59,1 per cento: in parole povere dovrei allo stato oltre la metà di quel che guadagno con il biblico “sudore della fronte”! Inconcepibile.
Ed allora l'evasione diventa una vera e propria “difesa”; diventa la certezza di poter essere parte attiva in un processo di produzione più affidabile perché diretto, non mediato da caste di malaffare che spesso nascono e prosperano proprio per il marasma organizzativo vigente. E forse rappresenta anche un'ancora di salvezza per l'economia generale.
Sia chiaro che il mio non è un invito alla evasione, assolutamente; né una giustificazione. È un invito a riflettere sul fatto che non si può pretendere lealtà se non si è per primi leali; non si può cercare tutto il male in un solo comportamento, sia pure “nazionale”; in una, non si può guardare solo la pagliuzza negli occhi di un altro avendo una trave nei propri.
Comprendo che una qualsiasi parte politica abbia la necessità, peraltro stupida, di crearsi un drago al quale attribuire la responsabilità di tutte le nefandezze e contro il quale combattere per ottenere consensi sempre maggiori, ma la cosa può far presa solo sulle masse che non sono notoriamente “intelligenti” e comprendono le cose solo parzialmente e con visione ristretta.
Guy de Maupassant, scrittore, saggista e drammaturgo francese della seconda metà dell'800 scrisse, su “L'echo de Paris” nel 1888, un racconto breve, “Sull'acqua”, nel quale riportò questa riflessione: “Ho constatato che l' intelligenza cresce e si innalza quando si è da soli, e che diminuisce e si abbassa quando ci si mischia con gli altri… I contatti, le idee diffuse, tutto quello che si dice, tutto quello che si è costretti ad ascoltare, capire e rispondere agiscono sul pensiero” e il pensiero, nella folla, si immiserisce. “un flusso e riflusso di idee va di testa in testa, di casa in casa, di strada in strada, di popolo in popolo
e per ogni agglomerazione di tanti individui si stabilisce un livello medio di intelligenza”. Sempre più basso
Proviamo, qualche volta, ad essere individui, a restare soli, a pensare da soli! Saremo sicuramente più intelligenti. E la cosa non guasta.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 11 Novembre)