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Garibaldi Porta a Porta

 

Alla fine di aprile mi è capitato di assistere ad una puntata di "Porta a porta" sul bicentenario garibaldino: strana questa appendice dopo un anno di celebrazioni che gli Italiani han dovuto sopportare in nome della retorica risorgimentale che non la vuole smettere di incensare un personaggio dai due volti, altro che "dei due mondi"!
Presenti alla trasmissione erano: il senatùr Castelli della Lega Nord, lo scrittore Giorgio Bocca, Anita Garibaldi, la figlia di B. Craxi (noto collezionista di cose garibaldine), un Generale, autore di un libro sulle qualità di Garibaldi stratega, il Presidente del Comitato per le celebrazioni che tanto denaro pubblico hanno richiesto (poteva servire a dare qualche sollievo a disoccupati o a pensionati poveri che non riescono ad arrivare a fine mese).
La cosa curiosa che mi preme sottolineare è che a fare la parte del "cattivo", cioè "contrario a Garibaldi, era il leghista Castelli: non è, questa, una novità, perché la Lega Nord ritiene Garibaldi responsabile dell'Unità d'Italia, il che contrasta con il federalismo bossiano.
Ciò è vero in parte; infatti il "vero" pensiero di Garibaldi è stato evidenziato da "Anita" la quale ha spiegato che Garibaldi non voleva una Italia monarchica con un governo centralizzato, bensì una federazione; si spiegano così i rapporti non sempre idilliaci tra il Generale e ìl Re; resta comunque il fatto che l'eroe consegnò il Regno dei Borboni al monarca Savoia!
L'Anita ha cercato poi di esaltare la figura di Garibaldi presentandolo addirittura come un "cristiano"; al che si è energicamente ribellato il Senatìu, il quale ha fatto rilevare che il biondo eroe era un massone anticlericale e tra massoneria e cristianesimo c'è una bella differenza!
Castelli si è inoltre lamentato del fatto che nei testi scolastici la figura di Garibaldi viene sempre e solo osannata e quasi santificata: mai un cenno agli aspetti non positivi della sua personalità: e sono tanti!
Tra l'altro è stato trasmesso un breve servizio su Mameli e "Fratelli d'Italia": nessuno dei presenti era a conoscenza che da una ricerca di A. Mola, studioso serio e direttore di Storia in rete (rivista di livello nazionale) emerge un dubbio fortissimo sulla paternità dell'inno, che non sarebbe stato composto dal Mameli, il quale lo sottrasse al suo maestro, lo scolopio padre Atanasio Canata; inoltre, il glorioso eroe della repubblica romana altro non sarebbe che un giovane scapestrato e sgrammaticato!
Corretto l'intervento del Bocca il quale ha evidenziato come la spedizione dei Mille fu possibile grazie all'appoggio degli Inglesi, come l'esercito borbonico fosse ben organizzato con soldati valorosi e la caduta del Regno fu dovuta a generali inetti vendutisi al nuovo Re.
La verità "vera" sull'unítà sta venendo a galla.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 10 Ottobre)