L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Paola Melillo
 
 

Vita del Club Sidicino /

"Violenza sulle donne: una riflessione
sulla legalità, sul ruolo dei mezzi di
comunicazione e dei social"
 
Foto 1 - Il dott. Silvio Marco Guarriello e il
dott. Nicola Salvi (Presidente del Club Sidicino)
 

Nel 2023 sembra assurdo parlare di violenza sulle donne.
La realtà, purtroppo, ci impone di farlo.
Basta sfogliare un giornale, ascoltare un telegiornale o anche i discorsi di gente comune, per rendersi conto che la violenza sulle donne nei suoi vari gradi, cioè dalle semplici espressioni di cattivo gusto fino agli stupri e ai femminicidi, non sono cose riguardanti mondi lontani ma realtà anche a noi vicine.
L’emancipazione femminile in Italia, ad iniziare dal dopoguerra con il riconoscimento del diritto al voto alle donne e via via ad arrivare, sulla carta, alla parità di diritti e doveri tra uomini e donne, non ha ancora sradicato una atavica cultura maschilista che vede di fatto la donna inferiore all’uomo e che è presente sia in una parte di popolazione maschile che, ed è ancora più grave, in una parte di quella femminile.
C’è inoltre da considerare che nel nostro Paese persiste, subdolamente, una mentalità per cui la donna conservava intatto il proprio onore con il mantenimento della verginità prima delle nozze e, in seguito, con la monogamia esclusiva.
Andare a letto con una ragazza non sposata richiedeva una riparazione che in genere corrispondeva al cosiddetto “matrimonio riparatore”.
L’onore era dunque un concetto radicato e la pressione sociale giustificava la violenza, anche un omicidio.
D’altra parte, se consideriamo che l’articolo 559 del Codice Penale che prevedeva la punizione in caso di adulterio solo per la moglie, ma non applicava la stessa pena al marito, venne abrogato solo nel 1981, comprendiamo perché, nelle donne che si trovano in una posizione economica, fisica e psicologica subordinata all'uomo e che non hanno i mezzi o la capacità di reagire, si creano le modalità attraverso cui l’uomo violento raggiunge lo scopo di sottomissione della partner, facendola sentire incapace, debole, impotente, totalmente dipendente da lui e anche in colpa.
L'intervento della polizia, dei magistrati, la certezza della pena, sono sì fondamentali nella lotta alla violenza sulle donne, ma non sono sufficienti se il problema non è percepito come tale nel tessuto sociale.
La questione è dunque prima di tutto culturale e va affrontata dal basso, partendo dalla famiglia e dalla scuola, perché si abbia un’educazione alla parità di genere, ai sentimenti e all’empatia sin dai primi di vita.
Forse questa è l’unica via per combattere contro i modelli sessisti e contro gli stereotipi che vogliono l’uomo cacciatore e la donna preda.
Sono stati questi alcuni degli aspetti del tema trattato dal dott. Silvio Marco Guarriello, procuratore aggiunto presso il tribunale di Foggia, nella conviviale del Club Sidicino del 30 settembre c.a. presso la masseria Giòsole di Capua.
Particolarmente apprezzato è stato il taglio dato alla conferenza dal relatore che, riportando casi reali, ha fatto comprendere come spesso il lavoro di polizia e magistratura sia ostacolato dalla stessa famiglia delle vittime che, per paura o semplicemente per evitare la “vergogna”, tendono a non denunciare l’accaduto.
Di qui l’invito del dott. Guarriello a tutti, ma in particolare a quelli che quotidianamente, familiari, insegnanti, operatori scolastici, baby sitter ecc., vivono più a contatto con bambini e ragazzi, a segnalare, con molta discrezione, eventuali comportamenti sospetti.
Altre sottolineature del dott. Guarriello sono state: la segnalazione di carenze di mezzi per cui l’esecuzione di una eventuale pena comminata non viene poi di fatto eseguita (esempio: l’obbligo di braccialetto elettronico si scontra con la carenza degli stessi); la persistenza, anche in parte della magistratura e della polizia, di una mentalità maschilista che spesso tende a giustificare i comportamenti violenti come risposta ad un certo modo di porsi da parte delle donne.
“La legge - ha affermato il dott. Guarriello riportando come esempi casi reali - ha il dovere di attenersi ai fatti, di verificare se sono stati messi in atto comportamenti violenti e non di giudicare come una donna era vestita o se era ubriaca”.
Va in ultimo detto che la conferenza è stata preceduta da una magnifica, coinvolgente, drammatica interpretazione da parte dell’attrice Maria Carolina Toti, del monologo “Lo stupro” di Franca Rame che racconta lo stupro di massa da lei realmente subito.

Paola Melillo
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 10 Ottobre)

 
Foto 2 - - Alcuni momenti della serata
Foto 3 - L’attrice Maria Carolina Toti