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Marzanello vecchio

 

Dalla rete si apprende che il “Castrum Marzanelli” (o Castrum Martianelli), inteso come centro abitato fortificato con dignità urbana affonda le sue origini probabili nell’epoca delle prime invasioni barbariche, ma dovette assumere la sua piena dignità nei secoli IX e X, quando il territorio del Medio Volturno venne ad essere funestato in modo continuo dalle cruente scorrerie saracene”. Da una lettura filologica delle rovine e da antichi documenti di archivio, tuttavia, si evince con buona probabilità che il borgo dovette formarsi non prima del XV secolo. Si ritiene probabile inoltre che un palazzo signorile sorgesse sulla sommità della cima 323 e dominasse tutto il piccolo abitato sottostante, e che in parte esso fosse stato demolito per far luogo alla Chiesa di San Nicola. Sul finire del secondo conflitto mondiale il borgo, con gli elementi architettonici che avrebbero potuto essere utilissimi al fine di avere notizie più dettagliate e veritiere sull’evoluzione dell’abitato, furono distrutti dal tiro degli angloamericani, che, dalla collina di S. Felice di Pietravairano, effettuavano le tarature delle artiglierie facendo il tiro a segno sulle strutture di Marzanello Vecchio.
Nel plurisecolare borgo di Marzanello vecchio, sottoposto ad un restauro che ne ha esaltato alcuni scorci, brilla la Chiesa settecentesca di San Nicola, dalle imponenti dimensioni, sicuramente sproporzionata rispetto allo sparuto centinaio di anime (o poco più) che dovevano abitare il piccolo borgo, anche nei momenti di maggior espansione demografica. L’aula a navata unica è sicuramente paragonabile per dimensioni a una Chiesa parrocchiale di una comunità di dimensioni ben maggiori; tale fatto si potrebbe spiegare con la volontà di un donante, identificabile nel feudatario del tempo, che volle fare “le cose in grande”, forse per sciogliere un voto o, molto più probabilmente per affermare anche in tal modo la propria posizione di potere. Il restauro della chiesa, è stato portato avanti rendendo più che evidenti le parti aggiunte rispetto a quelle originarie, facendo abbondante uso di legno lamellare per le coperture e di acciaio cromato e vetri per l’interno. Per il pavimento, invece, è stato utilizzato del cotto.
Guardando verso il basso, in prossimità dell’abside, si notano il castello ed il borgo di Vairano Patenora, siti parecchio più in basso, tanto da indurre l’osservatore a considerare una sorta di una remota subalternità dell’attuale capoluogo comunale, rispetto a quella che oggi è solo la vaga impronta di una frazioncina.

Francesco Sabatino
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 2 Febbraio)

(foto di Mimmo Feola)
 
(foto di Mimmo Feola)