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Primo maggio a Fradejanne

 

È una tradizione antica quella di salire alla piccola chiesetta di Santa Maria a Fradejanne, per il nostro dialetto “’ncoppa ‘a Maronna a Fradjanne”. Fino a qualche decennio fa la ricorrenza cadeva l’otto di maggio, giorno sacro alla Vergine, in cui tra l’altro si recita anche la “supplica”; dagli anni ottanta in poi il giorno è stato anticipato ad oggi, primo dello stesso mese, concomitante con la “festa del lavoro”,forse per favorire una più larga partecipazione. E’ un evento che coinvolge molti fedeli e pellegrini, provenienti da Pietramelara, Riardo, Roccaromana, Rocchetta e Croce, Formicola e Giano Vetusto. Uno o più sacerdoti celebrano la messa, nella chiesetta omonima oppure nell’eremo del San Salvatore situato sull’altro versante a monte del paesino di Croce. Ci si incontra tra amici e tra famiglie e si sale insieme per i sentieri del Monte Maggiore, ricchi di natura e panorami e quasi del tutto privi di pericolo. Per noialtri il programma è abbastanza codificato: si parte dal pianoro delle “fosse della neve”, ci si inerpica per il sentiero, che fa anche da “Via Crucis” fino alla chiesetta di Fradejanne, si ascolta la Santa Messa; chi sale per la prima volta rimane a bocca aperta di fronte al panorama mozzafiato che si gode dal ciglio del profondo strapiombo (vedi foto); chi vuole poi si inoltra sino al San Salvatore, sito a circa mezz’ora di cammino; al ritorno ci si ferma per il rituale picnic, o per dirla alla pietramelarese per il cosidetto “cummitiegliu” (etimologia: piccolo convito); è tutto un trionfo di frittate agli asparagi, salsicce e salumi vari, formaggi freschi e stagionati, la “pizza ‘e pummarole”, la pizza “cas’ e ove” e tant’altro della nostra gastronomia rurale.
Negli anni passati gli operai forestali della Comunità Montana tracciarono e realizzato il sentiero che da “fosse della neve” reca a Fradejanne, evitando di passare per “noccia”, con un notevole risparmio nella percorrenza che si è in tal modo abbreviata di una ventina di minuti.
È una festa popolare, anche se da qualche anno ha perso un po’ di smalto, le cui origini, si è detto, risalgono a secoli e secoli fa, quando la montagna era popolata da boscaioli, carbonai e, chissà, da qualche banda di briganti: qualcuno che si prendesse cura delle loro povere anime doveva pur esserci; deve risalire a quei tempi, difficilmente databili con precisione, la costruzione delle due chiesette di Fradejanne in agro di Pietramelara, e del San Salvatore che appartiene a Rocchetta e Croce. Probabilmente qualche monaco eremita, Frate Giovanni, divenuto poi nella nostra lingua “Fradjanni” si ritirò in quei luoghi, incominciò a costruire il piccolo tempio e si occupò anche di dipingere l’immagine della Vergine, a dire il vero molto grossolana nel tratto e di scarso pregio artistico, ma ugualmente tanto presente nella memoria collettiva e nelle fede popolare di ognuno di noi.

Francesco Sabatino
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 4 Aprile)