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Indice Lucio Salvi
 
 

Tibet libero...

 

… e indipendente! Perché mai l'Occidente si sbracciava per “Cuba Libre“e se ne infischia del Tibet ?
L'invasione cinese risale al 25 febbraio 1910 data della fuga nell'India britannica del Dalai Lama Thupten Gjatso, il 13°. Il 1959 scappò l'attuale capo spirituale che il 18 febbraio 2010 ha incontrato in forma privata il Presidente degli Stati Uniti nonostante la forte ostilità dalla Cina che considera il Tibet suo territorio e ostacola la vocazione autonomista.
Tenzin Gyatso, 74 anni, è il XIV Dalai Lama, leader spirituale di 2.610.329 tibetani - al censimento del 2000 di cui circa 200.000 nella capitale Lhasa - per i quali è la reincarnazione del Buddha della compassione. Ogni sua immagine è sacra; in Cina, possederla, è un reato!
Il buddhismo nato in India ma diffuso maggiormente in Cina ed in Giappone, impone al fedele il dominio delle passioni, la rinuncia, la carità universale, la meditazione.
Il saggio, operando così, sarà liberato dal castigo delle successive reincarnazioni e troverà la pace eterna ossia l'annullamento assoluto (Nirvana) .
Buddha (563-483 a.C.) trascorse i primi trenta anni della vita nella bambagia, nel lusso della corte reale. I genitori erano i sovrani di un piccolo stato dell' Himalaya.
Il giorno in cui mise il naso fuori dall'uscio ebbe tre incontri determinanti per le sue scelte di vita: incontrò un vecchio, poi un malato e successivamente si imbatté in un funerale.
Stupefatto da quelle insolite visioni, chiese al cocchiere che lo portava a spasso se a lui era riservato lo stesso destino. Avutane l'ovvia conferma, d'un subito gli svanì l'orgoglio della giovinezza, l'orgoglio della salute, l'orgoglio di essere vivo!
Abbandonò immediatamente le vesti suntuose, tagliò la lunga curata chioma, lasciò la reggia e si diede alla errante vita degli asceti che andavano raminghi vivendo di elemosine e di meditazione.
Lunghe, articolate, complesse le conclusioni meditative del Maestro e della sua scuola che arzigogolò a lungo; ma non si tratta di cerebralismi prettamente orientali ma della trasposizione filosofica del dramma del vivere. Ci riferiamo per necessaria brevità solamente a due assunti del Buddha filosofo: quella del dolore, completamente accettabile dall'uomo in ogni tempo ed al Sermone di Benares.
La verità della vita è la seguente: “ la nascita è dolore, la vecchiezza è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore, l'unione con ciò che non ci è caro è dolore, la separazione da ciò che si desidera è dolore”.
Esso nasce dal desiderio; sopprimere i desideri equivale a sopprimere il dolore.
Buddha era convinto che il dolore superasse talmente il piacere nella vita umana che sarebbe meglio non essere nati. “Sono scorse più lacrime di tutta l'acqua degli oceani”. Uno dei discepoli concluse che il Maestro approvava il suicidio ma Buddha lo riteneva inutile perché l'anima non purificata rinascerebbe in altre incarnazioni fino all'annullamento totale.
Siddharta (detto Buddha, l'illuminato; Gautama era il patronimico) con i suoi precetti anticipò i Dieci Comandamenti: 1 non uccidere 2 non rubare 3 non abbandonarsi alla lussuria 4 non mentire e non ingannare il prossimo 5 non fare uso di sostanze inebrianti 6 non mangiare cibi fuori stagione 7 non partecipare ad eventi mondani 8 non dormire in letti suntuosi 9 astenersi da onori e cariche 10 non possedere oro e argento.
I Decaloghi delle religioni sono una fiaccola accesa che gettano una luce vivida nel cammino morale, spesso tenebroso, della umanità primordiale.
Quando Buddha, stanco per il lungo peregrinare, si sedette sotto un albero nella posizione tipica della iconografia più diffusa (cioè a gambe incrociate e mani giunte: posizione del loto), dopo lunghe meditazioni, raggiunse la saggezza, l'illuminazione che è la straordinaria rivelazione della mente per cui si giunge alla verità assoluta. Un misto di saggezza e di certezza eterna ed improvvisa.
A 80 anni cambiò posizione: si distese sul fianco destro e morì dopo aver raccomandato: “Insegnate il bene, fate del bene, operate nel bene. Tutto trascorre e perisce. Il vostro compito è di cercare la verità e mirare alla salvezza eterna”.
La sua dottrina è un veicolo di salvezza. Permette di attraversare il mare della vita passando dalla sponda dell'ignoranza, dell'attaccamento e del dolore, alla sponda del sereno distacco, della saggezza e infine della illuminazione. L'illuminazione è la rivelazione dell'intelletto per cui si giunge alla verità assoluta.
Di Dio Buddha non parla. Aveva forse rinunciato al concetto di un dio sopranaturale per sostituirlo con quello che l'Universo sia di per sé creativo? Concetto a cui è pervenuto il biologo e teorico della complessità Stuart Kauffman, una celebrità made in USA.
Il Buddhismo rappresenta per i tibetani la loro stessa identità sociale culturale e religiosa. Resta il fatto che si tratta di un popolo, il tibetano, arretrato e superstizioso devoto al suo monarca feudale, con schiavitù, analfabetismo, servitù della gleba. Fattori che la Cina sta smantellando e che oppone al folcloristico “monaco mestatore” un anti- Dalai di cui si ignora la sorte.
In Europa ed in America sorse il Neobuddhismo, un movimento che influenzò Wagner, Schopenhauer, Nietzsche, Jung, Hermann Hesse autore di Siddharta opera che ha conosciuto grande fortuna nel mondo. In esso i giovani trovano attraverso la parabola romanzesca un insegnamento sulla vita che non incontrano altrove.

Lucio Salvi
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 4 Aprile)