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Indice Giuseppe Toscano
 
 

Ritrovare la storia di un paese

 
 

La storia di ogni paese come quella di Falciano del Massico può essere rivista e successivamente riletta e studiata con maggior interesse se la fortuna, non cercata, ti offre in modo insperato nuovi sentieri che devi percorrere, a volte impervi e difficoltosi, per leggere ed entrare in un mondo di cui, forse, si immaginava la sua esistenza ma che in realtà era coperto dalla polvere del tempo e dell’abbandono.
Non era pensabile che nel riordino dei nobili ed antichi libri, circa 65, conservati nei locali delle due Parrocchie esistenti in Falciano del Massico si potesse trovare un libro per tanti anni, se non secoli, in attesa per essere portato alla conoscenza di tutti per il suo contenuto storico e sociale per la storia del paese e del suo territorio.
Il documento, un libretto delle dimensioni di 19x25, è composto di 56 pagine con una copertina rigida di colore bianco sporco come tutti i documenti confezionati nei primi anni del 1700.
Contiene il resoconto particolareggiato della visita pastorale del Vescovo di Carinola, allora sede vescovile, Mons. Don Alfonso del Balzo alla Parrocchia di Falciano Selice, una delle due frazioni che compongono oggi il paese.
Il resoconto è redatto dal Parroco di quel tempo, siamo nel 1704, Don Tommaso Taffuri che nella presentazione aggiunge al suo titolo dovuto di Parroco anche quello di “moderno Rettore”.
Come si legge in una parte dell’interessante documento questo sacerdote era già Parroco di Selice prima del 1685 ed al momento della Visita di Mons. Don Alfonso del Balzo alla sua Parrocchia aveva l’età di 45 anni.
Dalla scrittura, semplice e lineare proprio del 1700, del documento e il particolare delle risposte, a volte difficili ed impietose, al questionario che per obbligo doveva comporre per Mons. Don Alfonso del Balzo, Don Taffuri appare, anche ad un lettore che per la prima volta legge un documento con tale contenuto, un uomo che conosce in modo perfetto e completo norme, leggi, usi e comportamenti che regolavano i rapporti giuridici, economici ed ecclesiastici che vigevano in quel tempo.
Era, Don Taffuri, un sacerdote appassionato della sua missione e di uno spessore intellettuale tale che il Vescovo di Carinola, allora sede Vescovile, Monsignore Don Alfonso del Balzo, avendolo conosciuto, scelse la Parrocchia di Selice come sua prima Visita Pastorale come previsto dal Concilio di Trento.
Il Vescovo Monsignore Don Alfonso del Balzo, dei Conti di Provenzano, un sacerdote missionario, conosciuto come uomo di grandi virtù e di impegno nelle opere di misericordia, venne scelto direttamente all’età di 32 anni dal Papa Clemente XI il 15 gennaio 1703 per risanare e guidare una Diocesi con un clero troppo dedito ad altro piuttosto che alla propria missione. Era sua convinzione che con le Visite Pastorali, non venivano più effettuate da oltre 50 anni, potesse recuperare i suoi sacerdoti alla loro missione delle cure delle anime.
Non ebbe il tempo per realizzare questo suo sogno perché in modo inspiegabile, aveva 34 anni, morì il 15 luglio del 1705 ed ora è sepolto nel cimitero della sua Congregazione Santa Maria Succurre Miseris a Napoli e non nella Cattedrale di Carinola.
Il giovane Vescovo scelse nel giugno del 1704 di effettuare la prima sua Visita Pastorale, e fu l’unica in tutta la Diocesi di Carinola, nella Parrocchia di Selice perché aveva conosciuto Don Taffuri e lo stimava sacerdote molto legato ai fedeli della sua Parrocchia e uomo serio, scrupoloso e disponibile ad adottare le sue direttive.
Il documento si presenta con le caratteristiche prima descritte a cui bisogna aggiungere lo stato attuale che manifesta tutta la sua fragilità di un documento datato, abbandonato in uno scaffale per oltre due secoli con un urgente bisogno di essere rigenerato e recuperato per destinarlo alla lettura e consultazione di storici per le importanti notizie sociologiche, ambientali, economiche e storiche che riguardano un paese del Regno di Napoli nei primi anni del 1700.
Il periodo storico è quello della Guerra di Successione Spagnola con passaggio del Regno di Napoli dalle mani dei Vicerè spagnoli a quelli asburgici ed il documento risente anche di questo periodo difficile che l’intero meridione visse.
Il documento è stato riscritto pur con difficoltà dovuta all’ingiallimento della carta usata, alla sua fragilità dovuta al tempo ed all’inchiostro quasi evaporato, un’operazione effettuata con attenzione e cura per evitare che l’attesa per le decisioni da prendere per la sua rigenerazione e recupero peggiori il suo stato di per se stesso fragile e poco usufruibile per la sua consultazione.
Il documento si apre con un’anteprima in cui si enuncia il perché della Santa Visitazione del Vescovo Don Alfonso del Balzo nella Parrocchia di Selice e la dichiarazione dell’estensore del documento, Don Tommaso Taffuri, della “sua sincera realtà” nel compilarlo.
E questo già fa pensare a chi leggerà il documento che Don Taffuri relazionerà con realismo e correttezza sullo stato della sua Parrocchia.
Segue un Indice (Tavola) in cui sono elencati gli argomenti che verranno esaminati con le relative risposte (Indici).
È un questionario ed ad ogni Indice (o Titolo) viene data la risposta sempre in modo esauriente ed argomentata.
Don Tommaso Taffuri usa uno stile immediato ed intuitivo in modo che chi legge possa subito capire quello che lui vuole comunicare su quell’argomento ed usa uno stile espressivo misto ad un italiano parlato da un uomo acculturato con fonemi dialettali che anche oggi sono rimasti in retaggio nel parlare locale.
È uno stile che non stanca ed è piacevole seguirlo anche per qualche sua dignitosa amenità.
Si può ben affermare che il documento è una fotografia senza smagliature o chiaro oscuri di una Parrocchia di inizio 1700 che possiamo rivedere, oggi, nel racconto di un uomo che si definisce “moderno Rettore e Paroco”.
Esamina lo stato materiale della sua Chiesa, gli interventi che ha fatto, a sue spese, per risanarla dal terremoto del 1702, ne descrive il suo interno con i suoi altari e le immagini dei quadri esistenti di allora, i paramenti e tutto ciò che era necessario per le funzioni religiose.
Si sofferma in modo particolare su alcuni altari a cui erano legati benefici e rendite di terreni e di abitazioni e soprattutto sull’altare della Beata Vergine del Suffragio a cui era legata l’esistenza della Confraternita del Sacro Monte dei Morti. A tale proposito Don Taffuri ci tiene a ricordare al Vescovo che fu lui stesso a recarsi a Roma per il suo riconoscimento nel 1685.
Vi si legge, sempre nel documento, le proprietà che la Parrocchia possiede ed il nome e cognome a chi tale proprietà era stata data in fitto o in conduzione.
Vi sono riportati, in modo dettagliato, il fitto e le rendite annuali in ducati o in grano, oppure dichiarazioni che alcuni terreni erano improduttivi e non redditizi perché paludosi.
Elenca in modo scrupoloso il costo della sua funzione di Parroco e le tariffe minime per ogni servizio sino a disciplinare anche il dovuto al sacrestano.
Narra con chiarezza la funzione che aveva la Parrocchia ed il Capitolo della Cattedrale di Carinola nell’investire il ricavato delle rendite dei terreni e dei fabbricati in prestiti a chi li richiedeva, erano tutti i signori facoltosi del paese, ipotecando ciò che questi signori avevano al sole.
Vi sono altre notizie riportate da approfondire per poi metterle a disposizione di tutti.
È importante che questo documento venga rigenerato e recuperato per non perderlo in modo definitivo perché è il racconto ritrovato di vita di una Parrocchia, di un paese e di un territorio.
Si spera che si intervenga al più presto soprattutto ora che sono in vita i fondi del Pnrr che il Comune di Falciano del Massico ha avuto per il Recupero Borghi.
Bisogna essere fiduciosi ma anche insistere che ciò avvenga.
Questo ritrovamento è dovuto all’impegno profuso dal Parroco Don Valentino Simoniello nella ricerca e nel riordino dei nobili ed antichi libri abbandonati per secoli negli archivi delle due Parrocchie di Falciano del Massico.

Giuseppe Toscano
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 7 Luglio)