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Il "busto" della chiesa di San Francesco

 
Parte del monumento sepolcrale eretto a Goffredo Marzano nella chiesa di S. Francesco
 

Dagli Atti della Commissione Conservatrice dei monumenti di Terra di Lavoro, un organismo statale costituito nel 1869 come una sorta di soprintendenza alle antichità e belle arti (allora si diceva così), si ricostruisce una gustosa vicenda teanese che vale la pena tramandare.
La Commissione, presieduta dal prefetto e composta da studiosi, tra cui alcuni alcune grandi personalità come Bartolomeo Capasso, Giulio Minervini e l'abate cassinese D. Luigi Tosti, sin dall'autunno del 1869 si pose al lavoro e prese contatto con i sindaci di tutti i comuni della provincia, che a quei tempi si estendeva dalle falde del Vesuvio fino al Fibreno. La prima iniziativa fu quella di redigere un catalogo dei beni monumentali, e furono perciò rimessi ai singoli comuni dei modelli di schede, in verità molto sintetiche, da compilare e restituire per la formazione di un Elenco dei Monumenti e oggetti d'arte. I sindaci furono inoltre posti sull'avviso che ogni rinvenimento di oggetti antichi andava tempestivamente segnalato alla Commissione.
Nel febbraio del 1870, il sindaco di Teano, ligio alle direttive ricevute, comunicò alla Commissione che nella chiesa di S. Francesco era stato rinvenuto un “busto in ferro cesellato”. La Commissione prese atto, ma qualcuno osservò che il ferro non si lascia cesellare e doveva quindi trattarsi di altro materiale. Venne chiesto al sindaco di verificare bene che non si trattasse di opera in bronzo. Il Sindaco si recò a verificare il “busto” e con grande sollecitudine rispose che si trattava inequivocabilmente di ferro, “battuto e ribattuto”. Incredula, nella tornata del 4 aprile, la Commissione incaricò allora il canonico Stanislao Trabucco di far luce sulla vicenda. Il Trabucco era un prete carinolese tutto particolare, più volte irretito da sanzioni canoniche. Dapprima sfidò il Cardinale D'Avanzo assumendo la direzione del laicissimo Ginnasio-Convitto Municipale, creato dal Comune nel soppresso Seminario vescovile, poi pubblicò dei libelli per confutare la dottrina sull'infallibilità pontificia che il Cardinale aveva esposto in un suo memorabile intervento nel Concilio Ecumenico Vaticano I, infine ci fece eleggere vescovo di una Chiesa Nazionale Cattolica che finì con lui. Il canonico rispose confermando che si trattava senza dubbio di ferro, anzi, per avvalorare la sua affermazione, specificò che aveva effettuato un saggio sul povero busto con “tenaglia e lima”. La Commissione non ne fu convinta e continuò l'indagine. Nella tornata del 1 agosto 1870 il componente Demetrio Salazaro, noto autore di molte opere sui monumenti del Mezzogiorno, che forse si era recato a Teano per visionare il reperto, annunziò alla Commissione che il rebus era finalmente sciolto: il “busto” era semplicemente un'armatura di ferro! La Commissione chiese quindi al Sindaco di donarla al costituendo Museo Campano.
Sull'esito della richiesta non ho rinvenuto notizie, che sarebbero però oltremodo interessanti.
A chi era appartenuta quella corazza cesellata? A qualcuno dei Marzano sepolti nella chiesa? Dove sarà finita?
Se fu mandata al Museo Campano, che all'epoea faceva incetta di ogni sorta di antichità, senza troppo curarsi di documentame la provenienza, forse ci sarà ancora, ma se fu lasciata a Teano...

Guido Zarone
(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 10 Ottobre)