TEANO
 
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Centro storico ed interventi edilizi
 
La Casina
 
La Casina è salva!
 

La Soprintendenza per i Beni e le attività Culturali di Caserta ha espresso parere contrario (prot. 1653/08) al progetto esecutivo di “riqualificazione di piazza Umberto I”, dell’Amministrazione comunale, che prevedeva l’abbattimento della “Casina” e la demolizione e ricostruzione della rampa d’accesso al loggione del Museo Archeologico.
Questa, è una notizia che fa tirare un bel sospiro di sollievo a quanti hanno temuto di perdere un pezzo significativo della storia cittadina, e di una parte del proprio vissuto, con l’alterazione e lo stravolgimento del perfetto equilibrio architettonico e scenografico della piazza  più bella e amata della città. Piazza, assurta nel comune sentire a  luogo simbolico, a “Topos”, al luogo sidicino per  eccellenza,  pregno di eventi storici e di minuta quotidianità: teatro di rappresentazioni  musicali, teatrali, di cultura popolare, eventi politici e, anzitutto, “luogo della memoria”, per i tragici fatti del 23 settembre del 1943, quando i nazisti, con la scellerata complicità fascista, radunarono, con l’inganno di posti di lavoro, tutti gli uomini validi,  li catturarono e li deportarono in Germania quali schiavi di Hitler, tra strazianti scene di dolore e disperazione dei parenti.
Il parere della Soprintendenza mette la parola fine ad una filosofia e a una politica edilizia pericolosa e avventata, in un tessuto urbanistico fortemente storicizzato e stratificato, estremamente delicato, sensibile  e vitale, quale quello del Centro storico.
Attesta, inoltre, a chiare lettere,  che intervenire in questo contesto è un’operazione complessa e problematica che richiede una molteplicità di valutazioni e analisi che vanno dagli aspetti storici, culturali, urbanistici e architettonici, a quelli sociali, economici e giuridici.
Cancellando, così, un percorso  iniziato in sordina e nel chiuso di una stanza, con una “conferenza di servizi”, del marzo 2004, attivata senza un preventivo coinvolgimento pubblico, in mancanza di qualsiasi partecipazione di associazioni, sindacati e di organizzazioni politiche, che hanno saputo solo a cose fatte del progetto, e in contrasto con la legge regionale n. 26/”02  e con il Piano di Recupero vigente.
E senza neppure la previsione di un “Concorso per Idee” che avrebbe consentito un’interazione tra la città e i vari progettisti, e  generato un confronto  tra le ipotesi d’intervento e le esigenze, le aspettative e i valori di una comunità, con la condivisione finale delle scelte.
Espropriando il diritto della collettività a decidere su questioni che riguardano il bene pubblico, gli interessi e il futuro del paese.
Per la Soprintendenza, il corpo di fabbrica della Casina “se pur di scarso interesse architettonico costituisce una significativa quinta muraria che delimita la Piazza”  e la prevista sostituzione “con la progettata struttura in acciaio e vetro, oltre ad alterare in maniera impropria l’aspetto della Piazza, introducendo caratteri architettonici alieni, cancellerebbe un elemento significativo, sul piano storico-ambientale dell’originario impianto monumentale”. Inoltre, per quanto attiene alla demolizione e ricostruzione della rampa d’accesso al loggiato, fa presente che ”la stessa è stata realizzata da circa un ventennio ed il rifacimento, senza un forte motivo a supporto, risulterebbe uno spreco di denaro pubblico….e introdurrebbe un ostacolo all’accesso ai disabili, costringendoli all’uso dell’ascensore, ubicato in altra parte del complesso museale, e costituirebbe un impedimento alla movimentazione degli automezzi, necessari al trasporto del materiale archeologico”.
Infine, prospetta la riqualificazione architettonica dell’immobile e la ricostruzione dell’arco adiacente.
Motivazioni forti, precise,  puntuali che accolgono tutte le obiezioni mosse dal “Comitato per la salvaguardia di Piazza Umberto I e della Casina”, costituitosi successivamente agli allarmati interventi dei cittadini e dei tecnici, del maggio 2004, sulle pagine del “Sidicino”, e all’accorato appello, del mese successivo, per l’avvio di una Petizione  popolare in opposizione all’abbattimento, per il restauro del corpo di fabbrica e la ricostruzione dell’arco.
Comitato che, nel breve volgere di un paio di settimane, e nei banchetti del sabato 21 e 28 agosto, raccoglie oltre 1000 firme, tra le quali una cinquantina di emigrati teanesi rientrati per le ferie estive, e di turisti provenienti dal litorale domizio e gaetano.
Ottocentoquattordici firme, a pura esemplificazione della volontà comune e diffusa della comunità, sono inviate, a supporto della Petizione, all’Amministrazione e alle Autorità competenti, con la richiesta di sospensione dell’iter progettuale e dell’avvio di una concertazione con le parti interessate. Un altro centinaio non allegate in tempo rimangono depositate presso il Comitato.
Ne segue, purtroppo, come risposta, solo una selva di annunci a mezzo stampa sulla costituzione di un fantomatico “Comitato di saggi” per la valutazione del progetto ma, invece di bloccare o rallentare il percorso intrapreso, si attua un’accelerazione dello stesso fino alla redazione e all’approvazione del progetto esecutivo, alla pubblicazione del Bando di gara, e all’atto  conclusivo  dell’affidamento dei lavori.
Tralasciando, inoltre, l’invio alla Soprintendenza ai monumenti del progetto esecutivo per il  preventivo parere di competenza, come richiesto espressamente nella Conferenza di Servizi.
Fatto, questo, che innesca l’appello del “Comitato” alla Soprintendenza, dell’ottobre 2007, sottoscritto dalle Associazioni culturali e ambientaliste, tra le quali: Italia Nostra, Lega Ambiente, Arci, Masseria Felix,  Pro Loco Teanum Sidicinum, I Liberi, come ulteriore tentativo per  scongiurare la demolizione prevista e avviata.
Poi, l’agognata risposta del 24 gennaio 2008 della Soprintendenza che, bocciando il progetto, accoglie e ribadisce le ragioni sostenute dal Comitato, dalle Associazioni, e dai tantissimi cittadini indignati dal paventato intervento  e sottoscrittori della Petizione.
Questa vicenda, assieme a quella del PUC, e a quella precedente riguardante la tentata lottizzazione a ridosso del Teatro romano, dimostra,  in maniera chiara e incontrovertibile che, con fermezza e pervicacia, è possibile modificare iniziative, progetti, percorsi ed esiti che sembrerebbero scontati e ineluttabili, e rafforza la fiera volontà  dei cittadini ad essere protagonisti e partecipi delle scelte che incidono sul presente e prefigurano orizzonti futuri: poiché l’indifferenza e l’ignavia producono solo rassegnazione e assuefazione agli eventi.

Martino Amendola
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 3 Marzo)