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Canti popolari di Terra di Lavoro: Il Cacciatore
 

A cura di Antonio Martone, la trascrizione del testo musicale è del M° Guglielmo De Maria.

Premessa
Anche per questo canto vale la premessa fatta al Canto intitolato «Gina Fonte» sul numero a questo precedente: cioè esso non è in dialetto, comunque è diffuso nella nostra Provincia.
Annotazioni metriche
Si tratta di otto sestine, formate ciascuna dai primi due versi ottonari, segue un settenario, poi tre quinari, l'ultimo dei quali è sempre tronco; da notare che nel secondo verso della prima strofa la vocale finale di caccia non si lega a quella iniziale della parola successiva (andava), ma ciascuna forma sillaba a sé.
Quanto alle rime, nella seconda, terza, quinta, sesta e ottava strofa, tra il settenario e il primo quinario essa è perfetta nel senso che si ripete la stessa parola (piccola, piacere, lasciata, cacciatore, lontano); nella settima strofa a rimare con il primo quinario (… vino) è il secondo ottonario (… bambino); infine, nella prima: c'è consonanza tra fanciulla e bella, a meno che la fanciulla non fosse una “donzella”, allora si avrebbe una rima normale (donzella/bella).
Detto questo, è possibile un'altra interpretazione metrica del canto: invece di una sestina, potrebbe trattarsi di una quartina formata da due ottonari, seguiti da un dodecasillabo (risultante dalla somma del settenario e del seguente quinario); gli altri due quinari insieme formerebbero un decasillabo. A questa seconda interpretazione ci induce il ritmo musicale del settenario che si lega in maniera forte al quinario che segue.
Contenuto del canto
Un cacciatore incontra una fanciulla nel bosco e se ne innamora: la invita a fare l'amore; ma lei si schermisce dicendosi ancora piccola, poi si addormenta e lui la veglia. Al mattino seguente il cacciatore non c'è più; la fanciulla ritiene di essere stata abbandonata; ma il cacciatore riappare. Dopo nove mesi le nasce un bel bambino, frutto dell'amore per il cacciatore dal quale aveva ereditato una gran forza, infatti rifiutava il latte e bevevo il vino. I genitori dei due innamorati acconsentiranno al matrimonio? Se non vorranno, essi andranno a sposarsi in un'altra terra assai lontana.
Dunque, una semplice storia d'amore che sembra ambientata ai tempi del Medio Evo, come suggerisce il termine con cui viene definita la ragazza: una donzella! Anche lo sfondo della vicenda, il bosco, e il personaggio maschile, il cacciatore, suggeriscono quel mondo piuttosto selvaggio; il timore che i genitori non acconsentano alla loro unione perché la sposa è già madre di un bambino ci riporta appunto ad un'epoca in cui il senso dell'onore era in auge.
Commento
Tutta la vicenda sembra avvolta da un'atmosfera gentile e delicata, da amore dolcestilnovista: una graziosa donzella, piccola, che s'addormenta; lui la veglia e prega gli uccellini di non cantare per non disturbare il sonno di lei; e poi si dichiara delizia del suo bel cuor. Ma nello stesso tempo, sotto questo alone quasi mistico, si manifesta la concreta realtà dell'amore carnale: il cacciatore la prese per mano e la condusse a sedere, con gusto e con piacere; il bambino appena nato, vuole il vino non il latte! Insomma un amore nello stesso tempo ideale e reale!

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 12 Dicembre)

Testo

1. Il cacciatore nel bosco,
mentre alla caccia andava,
incontra una fanciulla
graziosa e bella:
il cacciatore
s'innamorò.
2. E poi le disse: "Oi, bella,
se vuoi tu fare l'amore".
"No, no che sono piccola,
che sono piccola,
ed io l'amore
non lo so far".
3. La prese poi per la mano
e la condusse a sedere
con gusto e con piacere,
ma che piacere!
la bella bionda
s'addormentò.
4. E mentre la bella dormiva,
il cacciatore vegliava;
pregava gli uccellini
che non cantassero,
perché la bella
possa dormir.
5. Quando fu poi mattina,
il cacciatore non c'era.
"Ahimè che m'ha lasciata,
che m'ha lasciata!
cuore crudele!
m'abbandonò.
6. "Io non t'ho abbandonata,
nemmeno ti ho tradita;
io sono il cacciatore,
quel cacciatore:
son la delizia
del tuo bel cuor”.
7. E poi dopo nove mesi
le nacque un bel bambino,
che rifiutava il latte;
beveva il vino
perché era figlio
del cacciator.
8. "Se i nostri a casa non voglion,
noi li faremo volere;
andremo assai lontano,
assai lontano;
verrà la fine:
ci sposerem".